Tallio, l’orrore nella mente di Mattia: "Sì, ho avvelenato io i miei parenti"

Lucido e introverso, il giustiziere del tallio a sorpresa parla al giudice

Mattia Del Zotto

Mattia Del Zotto

Nova Milanese (Monza Brianza), 10 dicembre 2017 - «Sono stato io a mettere il tallio. L’ho fatto personalmente, ho contaminato gli alimenti che sapevo essere abitualmente consumati dai miei parenti, sfruttando la vicinanza degli appartamenti». Mattia Del Zotto, il 27enne di Nova Milanese in cella per avere avvelenato i familiari uccidendone tre e mandandone in ospedale altri quattro più la badante, ha risposto a sorpresa ieri mattina all’interrogatorio di garanzia nel carcere di Monza davanti al gip del Tribunale monzese Federica Centonze, che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare nei confronti del giovane per triplice omicidio e tentato omicidio premeditati.

A dispetto del suo carattere chiuso e del suo atteggiamento distaccato rispetto alla strage familiare che ha compiuto, Mattia non si è avvalso della facoltà di restare in silenzio. Ha risposto a tutte le domande del giudice e ha confermato di aver agito «per punire gli impuri» in un paio di ore di interrogatorio, iniziato alle 10, in presenza del suo difensore nominato d’ufficio, l’avvocato Silvia Letterio, sulla base, ha precisato il legale «di una sua interpretazione dell’ebraismo e a una particolare visione che ha del mondo, della realtà e delle cose che ci circondano». Al termine dell’incontro l’avvocato Letterio ha chiesto al gip che Mattia venga sottoposto ad una perizia psichiatrica «per verificare la capacità di partecipare al processo» dell’indagato e per capire se il giovane «si è reso conto di dove si trova ora e di quello che gli può accadere». Intanto domani il 27enne, già sorvegliato a vista dagli agenti di polizia penitenziaria del carcere monzese, verrà sottoposto da parte di specialisti interni che operano per i detenuti ad «una visita psichiatrica in piena regola», decisa di comune accordo tra il procuratore della Repubblica di Monza Luisa Zanetti (che coordina insieme al pm Carlo Cinque le indagini affidate ai carabinieri della Compagnia di Desio, al comando del capitano Mansueto Cosentino) e la direzione della casa circondariale.

Anche per iniziare a sondare la personalità di questo giovane che da un paio di anni si era isolato dal mondo esterno, viveva nella sua camera in compagnia soltanto del computer e su internet si era avvicinato a blog estremisti di natura religiosa che lo avevano spinto a vivere solo nella purezza dell’essenziale. E ad annientare quelli da lui considerati impuri. A partire dai nonni e dagli zii paterni che vivevano a poche centinaia di metri dalla villetta dove Mattia abitava con i genitori, gli unici insieme a lui a non risultare avvelenati. «Il ragazzo non adoperava il telecomando, aveva staccato tutte le prese nella sua stanza e a suo dire si era distaccato dalle cose elettroniche per vivere con poco - sostiene Luisa Zanetti - Tuttavia usava internet, di continuo. E questa mi sembra una contraddizione non da poco. Per questo mi sento di sottolineare che su di lui sappiamo davvero poco».