'Ndrangheta a Seregno, Talice: "Chi dà fastidio viene fatto fuori, in qualsiasi modo"

L'ex assessore che provò a opporti al malaffare e si ritrovò a processo per stupro

L'ex politico Luca Talice

L'ex politico Luca Talice

Seregno (Monza e Brianza), 1 ottobre 2017 - Luca Talice oggi non fa iù politica. Di sassolini nelle scarpe, però, ne ha parecchi. "Una frase del pm Salvatore Bellomo, che ha condotto questa inchiesta e va elogiato, mi ha colpito molto: “A Seregno tutti sapevano, eppure nessuno ha parlato”. E anche secondo me è così, ma volte il cittadino non sa a chi riferire le cose ma ha paura. E poi...".

E poi... "Se è vero che in tanti sapevano, bisogna anche considerare che non sapevano a chi rivolgersi... si consideri che due ufficiali dei carabinieri che conoscevano benissimo la realtà di Seregno erano amici di almeno due indagati di questa maxi operazione. Insomma, l’amicizia non è reato, ma molti avevano paura a parlare perché non sapevano a chi rivolgersi".

Sull’urbanistica c’erano indizi che qualcosa non andasse: colpi di pistola, strani furti... "E pure intimidazioni e pestaggi. E la lettera minatoria, mio padre si spaventò molto...".

I giudici di Monza suggeriscono che il processo nei suoi confronti fece parte proprio di questa guerra. È così? "Forse sì".

Anni fa parlava della teoria delle 5 C, cos’era? "La prima C sta per “cocaina”, prima fonte di reddito della ’ndrangheta. La seconda C sta per “cemento”: è la politica del mattone e degli appalti, in cui si investono i guadagni dello spaccio. Poi ci sono i “contatti”, la terza C: gli affari si alimentano con cene, feste ed eventi in cui stringere accordi. Per cosa? Per la quarta C, che sta per “corruzione”".

E la quinta “C”? "Quella è la “coincidenza”. A chi si accorge di queste cose, spesso capita qualcosa che lo mette fuori gioco". 

Perché vi opponevate a questo Pgt? "Prevedeva una cementificazione esagerata".

Se tornasse indietro? "Forse non farei più politica... L'Italia non è un Paese per onesti".