Esami per il permesso di soggiorno, 7 condanne fino a 4 anni e 8 mesi

Il filone brianzolo dell’inchiesta di Perugia sulle certificazioni facili di conoscenza della lingua italiana

Il Tribunale di Monza

Il Tribunale di Monza

Seregno (Monza e Brianza) - Per ottenere il certificato di conoscenza della lingua italiana necessario per ottenere il permesso di soggiorno l’extracomunitario doveva soltanto pagare 500 euro e prima dell’esame gli facevano avere le soluzioni dei quesiti e, a volte, anche gli elaborati già pronti per la prova scritta che bastava riversare in bella copia. Una via d’uscita che non si rivelava neanche sempre molto facile da percorrere. "Questi non sanno neanche copiare un testo in italiano", è uscito da qualche intercettazione captata dagli inquirenti. Ora è sbarcata a Monza una parte dell’inchiesta partita nel settembre 2021 dall’esame farsa del calciatore uruguaiano Luis Suarez che, dopo il mancato rinnovo con il Barcellona, ha sostenuto un esame di lingua italiana di livello B1 all’Università per stranieri di Perugia con l’obiettivo di ottenere la cittadinanza italiana ed essere tesserato come giocatore comunitario dalla Juventus. Per 9 imputati a vario titolo di corruzione e falso ideologico la Procura di Monza ha chiesto fino a 6 anni di condanna nel processo con il rito abbreviato davanti al gup del Tribunale di Monza Gianluca Tenchio, che invece ha emesso 7 condanne e 2 assoluzioni. La condanna più alta, a 4 anni e 8 mesi, è andata a un trentenne legale rappresentante di una cooperativa sociale con sede a Seregno, centro convenzionato con un centro studi di Roccadaspide in provincia di Salerno, a sua volta convenzionato con l’Università per stranieri di Perugia, ed abilitato a svolgere sessioni di esame di lingua italiana di livello A2 e di rilasciare la relativa certificazione.

Condanne da 2 anni e 8 mesi a 6 mesi, in continuazione con una precedente condanna analoga, sono andate a due esaminatori, una 42enne del salernitano e un coetaneo residente a Milano, addetti allo svolgimento dell’esame e ad attestarne la regolarità e ai restanti imputati stranieri, originari di Marocco, Algeria, Pakistan, Egitto, accusati di essere stati intermediari con il compito di reperire gli stranieri interessati a conseguire la certificazione farlocca, di ottenere da loro la consegna del denaro frutto della corruzione e di aiutarli nello svolgimento delle prove. Per due di loro, una difesa dagli avvocati Amedeo Rizza e Gionatan Caracciolo, non è stata raggiunta la prova del reato e sono stati assolti. I fatti contestati risalgono ad un periodo tra il luglio e il novembre del 2018, quando sarebbero state organizzate tre prove di esame nella sede della cooperativa sociale a Seregno. Questo fascicolo arrivato sul tavolo della pm monzese Michela Versini è stato inviato per competenza dal Tribunale di Milano, dove alcuni degli imputati monzesi hanno già patteggiato per l’accusa di avere violato il testo unico sull’immigrazione per avere favorito l’ingresso illegale di extracomunitari nel Paese. Per l’accusa più grave di corruzione e falso ideologico i giudici milanesi hanno invece ritenuto che la competenza fosse di Monza.