Studentessa in cella in Marocco, la Farnesina: "Siamo con lei"

Il ministro Di Maio risponde all’interrogazione sul caso della ragazza processata per un post offensivo per l’Islam

Occhi puntati sulla studentessa di Vimercate condannata a 3 anni e mezzo di carcere

Occhi puntati sulla studentessa di Vimercate condannata a 3 anni e mezzo di carcere

Vimercate (Monza) -  È in cella da un mese, "ma la Farnesina è al suo fianco e a quello della sua famiglia". Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio risponde all’interrogazione del deputato Massimiliano Capitanio (Lega) su Ikram Nzihi, la studentessa di Vimercate condannata a 3 anni e mezzo di carcere in Marocco per un post del 2019 sul Corano considerato blasfemo. Nel commento aveva ribattezzato il Kautar, in cui si obbligano i musulmani al sacrificio, "versetto del whisky".

"Abbiamo avuto la rassicurazione da parte del sottosegretario Manlio Di Stefano della massima attenzione al caso da parte del governo - spiega Capitanio -. Senza invasioni di campo, abbiamo chiesto al ministero un ulteriore impegno nel dialogo con le autorità marocchine per arrivare almeno alla concessione dei domiciliari alla ragazza. Ho sollecitato anche un approfondimento per capire se quello di Ikram sia un caso isolato o se sia in corso un monitoraggio, anche attraverso i social, dei comportamenti e delle libertà di persone con doppia cittadinanza, perché questa seconda ipotesi sarebbe grave e preoccupante. Un ringraziamento all’ambasciatore e ai consoli che stanno garantendo almeno una visita settimanale in carcere alla studentessa per farle sentire il supporto e la vicinanza dello Stato".

Ikram era stata fermata il 19 giugno al suo arrivo a Marrakech dove avrebbe dovuto trascorrere una vacanza e incarcerata nove giorni dopo. Il 23 luglio ha ricevuto una nuova visita in cella dell’ambasciatore a Rabat, Armando Barucco. Il Consolato generale a Casablanca sta monitorando il suo stato di salute attraverso il medico di fiducia. Si spera nel giudizio d’appello che potrebbe ribaltare la sentenza di primo grado. In ultima istanza rimarrebbe la grazia che re Muhammad VI potrebbe concedere alla giovane condannata per "offesa pubblica all’Islam". Il codice penale marocchino prevede la prigione fino a 2 anni per chiunque offenda la religione islamica, ma la pena può salire fino a 5 anni se la violazione viene commessa in pubblico o tramite i social network.