Strangolò la moglie, processo senza sconti

L’80enne in Assise: ha ucciso la consorte di 86 anni molto malata poi l’ha vegliata tutta la notte sperando che si riprendesse

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di Stefania Totaro

La Procura manda a processo l’80enne per l’omicidio della moglie, che lo scorso agosto ha strangolato e poi vegliato per tutta la notte nella speranza che potesse riprendersi. L’anziano, Giuliano Luigi Bonicalzi, ancora agli arresti domiciliari, dovrà affrontare il dibattimento davanti alla Corte di Assise di Monza perché una recente normativa impedisce il ricorso a riti alternativi per accuse che prevedono la condanna all’ergastolo.

La prima udienza è fissata al 18 gennaio. A chiedere il giudizio immediato è stato il magistrato titolare delle indagini dei carabinieri, il pm monzese Michele Trianni. "Non volevo ucciderla", sostiene l’80enne a proposito della morte di sua moglie, Rosalba Teresa Rocca. Ha stretto le mani al collo della donna di 86 anni in un impeto di rabbia, in un "eccesso di frustrazione", come lo ha defenito il suo avvocato difensore Ivano Domenico Serlenga, del Foro di Milano. Ma si è anche subito fermato. Non voleva ucciderla, tanto che l’ha vegliata per tutta la notte nella speranza che potesse riprendersi. E all’alba, alle 6.30 del 4 agosto scorso, quando si è reso conto che la donna non riprendeva conoscenza, ha chiamato la nipote e le ha chiesto aiuto. Da qui in avanti, però, secondo la ricostruzione degli inquirenti, avrebbe mentito. "La nonna ha avuto un malore, è caduta e non si sveglia più", ha riferito alla nipote e poi ai soccorritori intervenuti nella villetta in via Caduti del Lavoro, alla periferia di Brugherio. Una verità che gli operatori sanitari dell’ospedale di Vimercate hanno però messo in discussione non appena hanni notato i segni sul suo collo, allertando immediatamente la Procura di Monza con una segnalazione, alla quale sono seguite le indagini affidate ai carabinieri della Stazione di Brugherio e l’interrogatorio dell’indagato di omicidio volontario aggravato, che, avrebbe alla fine confessato. Una versione contestata dal legale del pensionato. "Il mio cliente è molto provato. Non parlerei di una sua confessione. Ha sicuramente dato indicazioni su quanto avvenuto aiutando a ricostruire i fatti, ma la situazione è più complessa di quanto emerso. Sua moglie, con la quale era sposato da almeno mezzo secolo e con cui aveva tre figlie ormai grandi, era gravemente ammalata di una patologia degenerativa. Quindi potrebbe trattarsi di un atto causato da un eccesso di frustrazione che è andato a incidere su una situazione già compromessa".