Strangolati dal caro energia

Migration

Gli ultimi dati facevano ben sperare: incremento congiunturale (ovvero rispetto al mese o periodo precedente) della produzione del +4,7% e crescita tendenziale (confrontata cioè rispetto allo stesso mese o periodo dell’anno precedente) del +9,4%.

Il comparto artigiano stava recuperando, ma "il timore è che la ripresa venga bloccata dal caro energia e materie prime e dall’inflazione che potrebbe frenare i consumi", la preoccupazione dell’Unione artigiani.

Insomma, l’impresa artigiana è su "un treno ben lanciato che speriamo non venga dirottato su un binario morto". Il rincaro medio delle spesa energetica per impresa è superiore al 50%, qualcuno riuscirà a ridurre i margini di guadagno, altri saranno costretti a vendere in perdita, ma la situazione non potrà durare a lungo.

La prospettiva è che "uno su cinque rinuncerà al riscaldamento, un 15% licenzierà il personale e un’impresa su 10, invece, chiuderà bottega o ridurrà la produzione". A questo si aggiunge la ripresa dei pagamenti dei prestiti: in particolare, a pesare sono i 950 milioni di euro di finanziamenti pre-Covid usciti dai "congelatori" delle moratorie terminate il 31 dicembre e i 350 milioni di prestiti Covid garantiti dal Fondo Piccole e medie imprese per i quali ad aprile inizia a scadere il periodo di pre-ammortamento. "Se la situazione non cambierà entro sei, nove mesi, rischiamo di lasciare sul terreno molte imprese".

M.Galv.