Anziana strangolata a Brugherio, la difesa riapre il caso: "Il marito non ha confessato"

L’avvocato di Giuliano Bonicalzi avverte: "Un eccesso di frustrazione, le condizioni di salute di sua moglie erano già molto gravi"

L'arresto del marito della donna morta a Brugherio

L'arresto del marito della donna morta a Brugherio

Brugherio (Monza Brianza), 9 agosto 2020 - "Una bella signora, elegante... la vedevo in macchina fino a qualche tempo fa e salutava sempre con un gesto della mano... chissà cosa è successo" dice la signora Teresa mentre passeggia nella via Caduti del Lavoro. "Lui lo si vedeva ogni tanto, deve essere stata dura in questo periodo" le fa eco l’amica Augusta: "Ho appreso la notizia dal giornale su internet, me l’ha fatta vedere mio figlio ma ho capito solo dopo un po’ che si trattava della famiglia che vive nella villa al civico 23. Ricordo che avevano un’attività, piccoli imprenditori a Brugherio, poi la signora si era ammalata. Sentivo alle volte i suoi lamenti di sofferenza - (era in carrozzina) - e probabilmente non ricordava più bene le cose. Straziante".

C’è sconcerto a Brugherio. Il caso della povera Rosalba Rocca, morta a 86 anni l’altra notte dopo tre giorni di agonia e dopo che il marito l’avrebbe strangolata, fa molto discutere. Il marito e presunto omicida, Giuliano Luigi Bonicalzi, avrebbe confessato dopo lunghi interrogatori ai carabinieri della Stazione di Brugherio e della Compagnia di Monza guidata dal capitano Pierpaolo Pinnelli. In un impeto di rabbia e di scoramento, avrebbe stretto le mani attorno alla collo della moglie ma se ne sarebbe subito pentito. Tanto che avrebbe mollato la presa e l’avrebbe vegliata sino all’alba nella speranza che potesse riprendersi. Alle 6.30, capito che le cose si stavano mettendo male, ha chiamato la nipote: "La nonna è caduta e non si sveglia più". Poi, la corsa in ospedale a Vimercate, ma gli operatori sanitari si erano subito resi conto dei segni sospetti sul collo dell’anziana. E avevano fatto una segnalazione in Procura. Di qui erano partite le indagini, con i carabinieri che aveva chiuso presto il cerchio. Quando il cuore della donna l’altra sera ha cessato di battere, sul tavolo del gip Federica Centonze c’era già un’ordinanza di custodia cautelare pronta su richiesta del sostituto procuratore Michele Trianni. Al pomeriggio di venerdì sono arrivati i carabinieri a notificare l’ordinanza all'80enne. Arresti domiciliari, nella sua villetta alla periferia di Brugherio.

"Posso solo immaginare quanto dolore devono aver passato in quella casa: so che in passato avevano una piccola attività imprenditoriale nel settore del legno.... nulla di straordinario, ma sicuramente aveva consentito di sfamare la famiglia" sussurra un’altra vicina. Su internet si trova ancora traccia dell’azienda in questione: “Rotes S.n.c di Rocca Rosalba & C.”. “Nome di contatto: Giuliano Luigi Bonicalzi”. Sede non lontano dalla villetta di famiglia. Appunto. Una famiglia tutta casa e bottega, sino a quando gli acciacchi della vita e il trascorrere del tempo hanno cambiato tutto. Le imposte della villetta ieri erano abbassate, tanto da far pensare che dentro non ci fosse nessuno. Fino a quando, alle 11.45, è arrivata la macchina dei carabinieri per il doveroso controllo quotidiano che l’imputato - per omicidio volontario aggravato - fosse in casa. Cinque minuti e le formalità era sbrigata. Poi è arrivata anche una delle tre figlie della coppia. Infuriata. Ce l’ha con i giornalisti, che hanno “messo in piazza” un dolore privato terribile. Una reazione comprensibile, tutto sommato, ma ormai non c’è nulla da fare. Poi la donna è entrata nella villetta: in fondo il papà - che ha 80 anni - necessita sicuramente di qualcuno che lo accudisca nelle incombenze quotidiane.

Fuori sono rimasti silenti soltanto i vecchi cartelli che avvisano “Attenti al cane”. Anche se di cani non sembra esserci neppure l’ombra. Il parroco di Brugherio apre dalla canonica della chiesa di San Bartolomeo, in centro. "Ho appreso anche io la notizia dai giornali - spiega don Vittorino Zoia -, attendo che qualcuno dei familiari si faccia eventualmente vivo per celebrare i funerali di quella povera donna". Intanto l’avvocato Ivano Domenico Serlenga del Foro di Milano, che difende il signor Bonicalzi, chiede prudenza: "Il mio cliente è molto provato. Non parlerei di una sua confessione. Ha sicuramente dato indicazioni su quanto avvenuto aiutando a ricostruire i fatti, ma la situazione è più complessa di quanto emerso. Sua moglie, con la quale era sposato da almeno mezzo secolo e con cui aveva tre figlie ormai grandi, era gravemente ammalata di una patologia degenerativa. Devo ancora vedere tutte le carte e bisogna capire quanto il presunto atto del mio cliente sia stato decisivo oppure se il suo sia stato piuttosto ad esempio un eccesso di frustrazione che è andato a incidere su una situazione già compromessa".