Speedy, panini da trent'anni: "Monza è cambiata così"

Davide Mignani racconta l'evoluzione dei giovani. E apre un nuovo locale

Davide Mignani e Marinella Colombo

Davide Mignani e Marinella Colombo

Monza, 19 gennaio 2019 - Chi ha vissuto a Monza negli ultimi trent’anni, chi è stato un ragazzo in quel periodo, di certo almeno una volta ne ha sentito parlare. Forse ci è entrato. Ci ha mangiato almeno un panino. Perché parlare dello Speedy, locale di via Appiani, è parlare di un pezzo di storia. Un pezzo di storia sopravvissuto alle mode, alla crisi, ai cambiamenti di costume. E che si prepara a festeggiare appunto i suoi primi trent’anni di vita con iniziative, concerti e... l’apertura di un nuovo locale: "Si chiamerà Speedy pure lui, in via Moncenisio 14, e certo non tradirà la nostra storia" racconta Davide Mignani, 45 anni, tre figli, titolare di quella che è una piccola impresa di famiglia. Partiamo dalle origini.

"Quando mio padre decise di aprire lo Speedy, rilevando un locale che portava sempre quel nome, fu una scommessa... io avevo 15 anni, e in famiglia non ci eravamo mai occupati di bar o ristorazione. Mio padre aveva una piccola officina meccanica, mia madre era casalinga... Ci volle parecchio coraggio, ma è anche vero che all’epoca era tutto più semplice, anche per neofiti come noi: avevi il tempo di sperimentare e di crescere. Oggi non è più così, il mondo è diventato più spietato, difficilmente concede di sbagliare". Partito come semplice bar, lo Speedy conosce la sua prima rivoluzione dopo un paio d’anni, "quando decidemmo di fare anche ristorazione". Il panino diventa simbolo del locale. Non fu sempre facile. "Ricordo quando dovetti andare a militare: sognavo di fare l’alpino esploratore, per lavorare nel locale dovetti chiedere però l’avvicinamento a Monza, ero al Distretto militare di piazza San Paolo... ma non andavo a genio al mio superiore, che non mi dava mai i permessi per poter lavorare al nostro locale". Davide Mignani arrivò ai limiti dell’insubordinazione. "Una volta rientrai in caserma da una licenza con un forte ritardo... pur di lavorare. Fui deferito al Tribunale militare, mi condannarono a 15 giorni di rigore in più". Anni duri. "Mio fratello fu costretto a interrompere gli studi per sopperire alle mie assenze, ma alla fine tutto si rimise a posto: lo Speedy è sopravvissuto, mio fratello è diventato ingegnere. E io sono tornato al mio posto". 

I clienti? "Ho visto passare quattro generazioni e molto è cambiato. Un tempo i ragazzi bigiavano di più, te ne accorgevi subito quando entravano. Oggi, coi registri elettronici, non accade quasi più". Lo Speedy era quasi un rifugio per molti ragazzi. "C’erano studenti che ci venivano a fare le riunioni di redazione del loro giornalino, quasi un foglio clandestino...". Non è più così? "Oggi i ragazzi ci sono, ma sono sempre attaccati al telefonino... Sempre eccezionali, ma forse meno liberi e meno ribelli. Una volta davanti alla nostra porta c’erano i loro motorini, oggi vanno a piedi: mi hanno detto che preferiscono lo smartphone, spesso hai la sensazione che a volte vivano un po' in un mondo virtuale. Anche per questo nel mio locale non ho mai voluto gli schermi televisivi alle pareti, chi viene a mangiare, bere o chiacchierare non deve essere disturbato". "Il nostro punto di forza è la varietà della clientela - riflette -: da noi ci sono gli alternativi, ma anche i radical chic. O gli impiegati. Tutti devono avere il loro panino. Da quelli classici con i sapori forti a quelli più delicati e con le verdure. E oggi sono tornate le famiglie. Da quando è stato vietato il fumo nei locali pubblici sono tornate le mamme coi bambini". C’è spazio per tutti. "Ognuno appunto deve poter trovare il suo panino. Perché alla fine chi comanda è il cliente: io, mia madre (Marinella Colombo, ndr), i miei collaboratori, siamo sempre alle dipendenze di chi ci sceglie. E' il mio motto".

Clienti famosi? "Barbara Berlusconi, specie quando era una studentessa, veniva sempre da noi...". E la crisi? "A quella si resiste puntando sulla qualità. Abbiamo sempre alzato l’asticella. Oggi ad esempio abbiamo gli affettati di Marco d'Oggiono Prosciutti, un'eccellenza del territorio. La gente ha poco tempo ma ha anche voglia di nutrirsi bene. E devi essere in grado di offrire il meglio: per fare un buon panino devi essere prima di tutto un buon salumiere, avere una macchina affilata al punto giusto, e saper tagliare l’affettato nella maniera migliore". Chi entra allo Speedy ha la sensazione che, a livello estetico, poco o nulla sia cambiato in questi anni. "Eppure abbiamo fatto modifiche importanti, ma sforzandoci sempre perché l’ambiente rimanesse fedele a se stesso". Episodi divertenti? "Sono sempre stato un appassionato di moto, ma ogni tanto finivo con le ossa rotte... Come accadde alcuni anni fa, quando fummo premiati a Rimini come una delle dieci migliori paninoteche d'Italia. Solo che per andare a ritirare il premio dovetti andare in moto con le stampelle fino a là...". "Martedì alle 19, per il vostro compleanno, aprirete un nuovo locale in via Moncenisio, con un concerto jazz. Perché questa nuova avventura? "Una scelta quasi obbligata... ormai non avevamo più spazio per crescere, ci sposteremo anche i nostri laboratori".