Solaro, cassa integrazione alla 'Parma Antonio & Figli'

Il ministero ha dato l’ok agli ammortizzatori sociali ma i dipendenti dovranno attendere per avere i soldi

"Parma Antonio & Figli"

"Parma Antonio & Figli"

Solaro (Monza), 10 dicembre 2019 -  Un nuovo essenziale passo avanti per i 34 dipendenti della “Parma Antonio & figli”: nelle ultime settimane il ministero dello Sviluppo economico ha dato il via libera alla cassa integrazione straordinaria per cessata attività ai lavoratori della “Parma Antonio & figli” l’azienda con sede legale a Saronno e sede operativa a Solaro protagonista di una chiusura improvvisa la scorsa estate. Per i lavoratori, che non vedono nè stipendio nè cassa integrazione dallo scorso luglio, una buona notizia ma non la svolta burocratica che attendono ormai da quasi 5 mesi. Bisognerà attendere, verosimilmente il nuovo anno, perché possano percepire il dovuto anche se con decorrenza 21 agosto.

L’incartamento , dopo l’avvallo del ministero, sarà inviato all’Inps di Milano che smisterà le pratiche a quelle competenti in base alla residenza dei lavoratori. E per il pregresso e le altre spettanze? Entro il 16 novembre ogni dipendente ha inviato il materiale relativo alla propria posizione creditoria con la società, dalla tredicesima allo stipendio di luglio fino al Tfr visto che, il 17 dicembre, si terrà la prima udienza coi creditori. Quella dei lavoratori della storica azienda di casseforti, che ha fatto la storia del settore industriale del Saronnese ma anche lombardo, è una situazione particolarmente complessa dovuta alle insolite tempistiche della crisi e della chiusura.

Tutto è iniziato lo scorso 27 luglio quando i proprietari, eredi di Antonio Parma che nel 1870 a soli 16 anni fondò l’azienda diventata leader mondiale nel settore della sicurezza, hanno convocato un’assemblea di dipendenti dicendo che «la macchina si era fermata». Da allora i cancelli dello stabilimento di Solaro, dove negli ultimi due anni l’aria di crisi era piuttosto evidente, si sono chiusi.  C’erano le commesse per la verità ma la mancanza di materie prime costringeva il personale a lunghe giornate di inattività che alla fine hanno rallentato e poi definitivamente fermato la produzione. Il personale comunque non aveva avuto sentore che la situazione stesse precipitando tanto che l’annuncio dei proprietari li ha lasciati senza parole colpendo anche le aziende dell’indotto. 

I dipendenti sono rientrati qualche giorno dopo per prendere i propri effetti personali e per la prima riunione sindacale. E da allora non hanno più rimesso piede in azienda. Il 21 agosto il tribunale di Monza che dichiara il fallimento. A settembre le parti sociali si sono trovate con il curatore fallimentare al ministero dello Sviluppo Economico. È stato trovato l’accordo per un anno di cassa integrazione straordinaria per i 34 dipendenti tra operai e dipendenti. Il provvedimento avrà decorrenza dal 21 agosto, data di dichiarazione del fallimento. Come detto è arrivata la definitiva approvazione dal Ministero, tassello essenziale per completare l’iter burocratico necessario per l’erogazione della cassa integrazione reso particolarmente complesso dallo stop dell’attività prima del fallimento quando comunque si stava trattando già per una cassa integrazione.