L’ex Snia Viscosa: gigantesca terra di nessuno dove tutto è consentito

Vareso, più di 500mila metri quadri in completo abbandono. Il sindaco: "Noi purtroppo non possiamo fare niente, abbiamo le mani legate" di Veronica Todaro

Il grande complesso ex industriale della ex Snia Viscosa di Varedo (Bettolini)

Il grande complesso ex industriale della ex Snia Viscosa di Varedo (Bettolini)

Varedo (Monza e Brianza), 13 luglio 2014 - Una città nella città, diventata un po’ terra di tutti, nonostante ci siano ben tre proprietari che al di là dei lavori di bonifica, imposti per altro da Regione Lombardia, sembrano essersi dimenticati delle proprie aree. È un via vai quotidiano quello registrato all’interno dell’ex Snia, all’incirca 500mila metri quadrati di degrado e desolazione e soprattutto di pericoli ad ogni angolo. L’ultima violazione di proprietà privata è stata segnalata alla Polizia locale qualche ora fa, quando è stato visto un uomo sulla vetta della torre più alta che svetta su tutta la città di Varedo, quella che ospita i ripetitori di telefonia, arrampicandosi su una scaletta alta decine e decine di metri all’interno della torre, senza alcuna protezione. Ma non è l’unico ad aver sfidato il destino come si vede nelle foto. Perché di questo si tratta, una sfida alla ricerca del nulla con rischi altissimi.

Diversi tombini sono stati rubati: oggi al loro posto restano dei buchi coperti di erba ed edera, un’insidia non visibile nemmeno alla luce del sole. A testimonianza del fatto che ogni giorno qualcuno, ragazzini compresi, entra nell’ex area Snia ci sono le numerose telefonate al Comandante della Polizia locale Dario Colombo: «Non possiamo fare nulla – spiega – se non segnalare alla proprietà l’infrazione. Una volta avevamo accesso al sito, oggi è stata messa una catena di cui non possediamo la chiave». L’incidente più grave è avvenuto tre anni fa circa, quando un 30enne di Cesano Maderno era precipitato dal terzo piano di uno degli edifici dismessi durante un tentativo di furto: insieme al fratello e a un cugino voleva recuperare ferro da rivendere. Il bollettino medico parlava di fratture multiple agli arti, al bacino e alle costole con lesioni ad un polmone, probabilmente perforato a causa della rottura di una costola. Oggi sui tetti degli edifici corrono addirittura i bambini, sui muri ancora in piedi ci sono i segni del passaggio di qualche artista con la bomboletta, mentre addentrandosi si trovano bottiglie di birra scolate durante qualche rave party del week end, o materassi e letti improvvisati dai senza tetto. La situazione più paradossale però è quella di un uomo che ha trovato fissa dimora nella villa che una volta ospitava l’asilo per i bambini dei dipendenti.

Con allacciamenti di fortuna alla rete elettrica e a quella idrica, con tanto di caldaia, si è stabilito all’interno del sito, godendosi la tranquillità e l’isolamento. «Era un fiore all’occhiello di Varedo – racconta il sindaco Diego Marzorati – dove nel momento di massimo splendore, intorno agli Anni Sessanta, lavoravano più di seimila persone. Ora l’area è divisa in tre macroproprietà e ha un valore che si aggira intorno ai 70-80 milioni di euro. È un sito che attira, tanto che spesso riceviamo richieste da parte di fotografi, registi di film, produttori musicali che vogliono ambientare le proprie scenografie qui. Noi purtroppo non possiamo fare niente, abbiamo le mani legate: non abbiamo nessun mezzo per impedire l’accesso, né tanto meno per entrare e sanzionare chi viola la proprietà. Il mio augurio, visti i progetti che sono diventati scartoffie negli uffici, (tra cui quello del sottopasso veicolare di Ferrovie Nord interno al comparto Snia, ndr) è che ci sia una concreta volontà delle parti interessate per rilanciare l’area. Il Comune è sempre qui e le porte e le proposte sono aperte a tutti».