Sicurezza nei locali notturni ’ndrangheta? Non ci sono prove

Per il gup non sono concordanti e sufficienti a ritenere che abbia allungato i tentacoli sul servizio in bar e discoteche

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Non ci sono prove concordanti e sufficienti per ritenere che la ‘ndrangheta abbia allungato i propri tentacoli sul servizio della sicurezza dei locali notturni del Comasco, come il Modà di Erba, e della Brianza.

Lo sostiene il gup di Milano Sofia Fioretta nelle motivazioni della sentenza con cui lo scorso marzo nel condannare 16 imputati, tra cui i cugini Umberto e Carmelo Cristello, a pene che vanno dai 14 anni e 2 mesi ai 2 anni di carcere, ha ritenuto di non riconoscere il reato di associazione per delinquere di stampo mafioso.

Il processo che si è celebrato con rito abbreviato e, quindi, allo stato degli attì dell’indagine della dda milanese che nel giugno dell’anno scorso aveva portato a una ventina di arresti, ha riguardato, secondo l’ipotesi del pm Cecilia Vassena e Sara Ombra, non solo i legami con la famiglia vibonese Cristello (tra le protagoniste nell’inchiesta ‘Infinito del 2010) ma anche la gestione da parte della cosca della sicurezza nei bar e discoteche e la scelta delle postazioni per venditori ambulanti e la risoluzione di eventuali "controversie", oltre allo spaccio di droga, all’usura e al recupero crediti.

Attività, secondo la Procura, che avrebbe consentito alla ‘ndrina di mantenere le sue radici nelle province di Monza e Brianza e di Como mentre per il gup, invece, non è stato riscontrato, tra gli imputati, "un nuovo e rinnovato vincolo associativo criminoso diretto alla ricostituzione della locale di Seregno e Giussano", centrale nelle indagini.

L’operazione “Freccia“, eseguita a giugno 2020 dai carabinieri di Monza, era tornata a riaccendere il faro su alcune famiglie originarie di Vibo Valentia accusate di gestire ancora le cosche radicate a Seregno dopo la scure dell’inchiesta “Infinito“. La pubblica accusa aveva chiesto condanne fino a 20 anni di carcere, anche per associazione a delinquere di stampo mafioso per i cugini Umberto e Carmelo Cristello, Luca Vacca e Daniele Scolari. Assolti invece tutti da questa accusa, mentre sono rimaste in piedi, a vario titolo e in parte ridimensionate, quelle di traffico di droga, estorsione ed usura per l’acquisizione indebita di esercizi pubblici e la gestione del servizio di sicurezza in discoteche e locali notturni.