Seregnopoli, riprende il processo Alla sbarra l’ex sindaco e il suo vice

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di Stefania Totaro

Torna oggi in Provincia, nell’auditorium prestato come aula al Tribunale per il Coronavirus, il processo per la presunta corruzione nell’urbanistica al Comune di Seregno. Alla sbarra, ma attuando l’apposito distanziamento personale per il rischio Covid, i protagonisti della clamorosa inchiesta che nel settembre 2017 aveva portato ad una raffica di arresti causando il commissariamento della Giunta. Le accuse a vario titolo sono corruzione, usura, abuso d’ufficio e ricettazione. Complessivamente sono 13 gli imputati e una quindicina i capi di imputazione contestati dai pm monzesi Salvatore Bellomo e Giulia Rizzo. Il principale quello nei confronti del costruttore Antonino Lugarà, ritenuto responsabile di avere procurato voti nelle elezioni del 2015 al sindaco forzista Edoardo Mazza in cambio della concessione edilizia sull’area della ex storica rimessa per autobus Dell’Orto in via Valassina, destinata a realizzare un centro commerciale.

Di abuso d’ufficio devono rispondere l’ex vicesindaco (dopo essere stato per anni primo cittadino) Giacinto Mariani e l’ex consigliere comunale Stefano Gatti, considerato il "cavallo di Troia" di Lugarà nell’amministrazione comunale per tenere il costruttore al corrente del procedere dei suoi affari. E anche i funzionari comunali Franco Greco, Mauro Facchinetti, Carlo Santambrogio, Antonella Cazorzi e Biagio Milione. Tra gli imputati anche il funzionario della Procura di Monza, Giuseppe Carello, che era in servizio all’ufficio Sdas per lo smistamento delle notizie di reato, accusato di avere informato Lugarà sui nomi dei soggetti iscritti nel registro degli indagati accedendo come dipendente al registro informatico della Procura monzese e l’ex dirigente dell’ufficio esecuzioni del Tribunale di Monza Vincenzo Corso che avrebbe favorito, su richiesta di Lugarà, il rinvio di un procedimento di sfratto a carico dell’ex golden boy del Pdl e assessore lombardo Massimo Ponzoni. A Edoardo Mazza viene poi contestato anche l’abuso d‘ufficio per avere scelto come segretario comunale Motolese su indicazione di Lugarà e Gatti.

Il costruttore è poi imputato di corruzione per avere messo a disposizione un appartamento al dirigente dell’ufficio tecnico Calogero Grisafi (che è poi morto suicida) in cambio di un suo ‘occhio di riguardo’ in Comune. A Ponzoni e a Lugarà la Procura contesta infine l’accusa di usura: Ponzoni avrebbe fatto da intermediario al costruttore per un prestito di 100mila euro. Un’altra usura è contestata a Angelo Bombara, calabrese 30enne di Cesano Maderno, per un prestito di 57mila euro alla titolare di un ristorante del posto. Il dibattimento, a causa del numero elevato di parti, ha subìto una battuta di arresto durante il lockdown, poi però è ripreso prima in un’aula bunker a Milano e poi alla Provincia di Monza.