Indagini sul cartello del malaffare che distribuiva gli appalti di Seregno

Dall'appalto per la manutenzione strade a quello per lo sgombero neve, da quello per il sistema di videosorveglianza a quello per il rifacimento della segnaletica stradale, da quello per i parcheggi a pagamento, fino a quello per la raccolta dei rifiuti

MIL01A_WEB

MIL01A_WEB

Seregno, 30 settembre 2017 - Dall'appalto per la manutenzione strade a quello per lo sgombero neve, da quello per il sistema di videosorveglianza a quello per il rifacimento della segnaletica stradale, da quello per i parcheggi a pagamento, fino a quello per la raccolta dei rifiuti, la pubblica illuminazione e le valvole termostatiche alla Gelsia. Oltre al rilascio di concessioni ad amici imprenditori, assunzioni di comodo, consulenze a privati, irregolarità in opere pubbliche non sanate. Una miriade di vicende sospette sullo scenario del Comune di Seregno ora al vaglio della Procura di Monza.

Le hanno individuate i carabinieri partendo dalle innumerevoli intercettazioni telefoniche ed ambientali che hanno messo a nudo da un paio di anni l’attività degli uffici tecnici comunali. Nella loro relazione di servizio i militari parlano di «una sorta di indisturbato “sistema monopolizzato”» nella spartizione degli appalti e nella realizzazione di opere e pubbliche e private» dovuto «alla chiara esistenza, all’interno del Comune di Seregno, di una rete di cointeressi tra soggetti, nei rispettivi ruoli di politici, imprenditori e liberi professionisti»

Numerose le gare d’appalto su cui gli inquirenti hanno puntato la lente di ingrandimento, ritenendo che «emerge l’esistenza di un vero e proprio “cartello”» costituito da dirigenti della pubblica amministrazione comunale ed imprenditori, che aggirando le norme di concorrenza previste dalla normativa sugli appalti pubblici, forti dei loro legami, hanno concordato tra loro la spartizione degli incarichi stessi con evidente vantaggio nella formazione di prezzi che così si formano liberi dall’effettiva concorrenza, con evidente danno per l’ente pubblico locale». Nella rete dei pubblici ufficiali “disonesti” e “maneggioni”, che avrebbero cercato di nascondere e sanare abusi e irregolarità grandi e piccole, per scopi di interesse personale o anche solo per mettere la testa sotto la sabbia invece di denunciarli come è loro dovere, si sono un po’ tutti: assessori, consiglieri e funzionari comunali, tutti intenti a “fare squadra” per non mettersi uno contro l’altro.

Un caso emblematico è quello di 52 persone senza abitabilità per i presunti abusi commessi durante i lavori per la costruzione dei box di alcune palazzine. Una manomissione di suolo pubblico per cui un funzionario tecnico del Comune intende emettere una semplice sanzione pecuniaria nei confronti dell’impresa che ha eseguito i lavori. Una proposta paragonata da alcuni colleghi del funzionario a una «omissione in atti di ufficio». L’assessore all’Urbanistica Barbara Milani (che si è dimessa prima dello scoppio dello scandalo giudiziario) teme che si crei un precedente: «Facciamo una tariffa degli abusi?» dice all’assessore Gianfranco Ciafrone (che è coinvolto nell’inchiesta della Procura di Monza ed è stato interdetto dai pubblici uffici), che le risponde: «Abbiamo fatto di peggio».

S.T.