Sei anni al violentatore seriale

Un insospettabile mobiliere col vizio della cocaina rapinava e stuprava ragazze dei centri massaggi

di Stefania Totaro

Condannato a 6 anni di reclusione il mobiliere accusato di rapine e violenza sessuale a ragazze di alcuni ‘centri massaggi’ in Brianza. È la sentenza decisa dalla giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Monza Emanuela Corbetta nel processo con il rito abbreviato a carico di A.R., 40enne residente a Cesano Maderno e appartenente a una nota famiglia di arredatori. L’uomo, assolto per alcuni episodi di rapina, ha ottenuto le attenuanti generiche e ha versato una somma come acconto sul risarcimento dei danni all’unica parte civile che si è costituita, una ragazza italiana. A.R. era stato fermato dai carabinieri di Seregno nel maggio scorso perché accusato di diversi episodi di rapina, sfociati talvolta in violenze sessuali. Poi la pm della Procura di Monza che ha coordinato le indagini dei militari, Emma Gambardella, ha chiesto il giudizio immediato per l’imputato, che lo scorso settembre è stato accolto dalla comunità Exodus gestita da don Mazzi per risolvere i suoi problemi di dipendenza dalla cocaina, l’innesco che, secondo la difesa dell’imputato, lo avrebbe spinto a commettere la serie di reati per cui ora si sta curando.

Al mobiliere erano contestati 5 episodi. Le indagini sono iniziate da una rapina con violenza sessuale avvenuta a Barlassina nel giugno del 2019. La vittima ha denunciato di essere stata contattata telefonicamente dall’uomo e di averlo poi ricevuto all’interno della propria abitazione dove è stata minacciata con un coltello, legata mani e piedi e stuprata. Prima di allontanarsi, l’aggressore si è impossessato di denaro contante e di altri preziosi. Episodi analoghi sono poi avvenuti a Bovisio Masciago, Seveso e Seregno, a volte soltanto tentativi per la forte reazione delle donne, che erano riuscite a fare desistere l’aggressore, anche perché nel frattempo tra di loro iniziava a girare in chat il numero del cliente pericoloso come soggetto da cui tenersi alla lontana. Vittime italiane, ma anche brasiliane, romene e cinesi. A novembre 2019 l’arresto in flagranza di reato dell’allora 39enne, a cui i militari avevano sequestrato corde, fascette per polsi e nastro isolante, utilizzati per immobilizzare le vittime.

Rinvenuta inoltre una pistola scacciacani, il coltello utilizzato in diversi episodi nonché numerosi apparecchi telefonici che l’uomo era solito rapinare alle donne per impedire sia alle vittime di richiedere i soccorsi che per ostacolare il suo rintraccio tramite il numero di telefono con il quale era stato accordato l’appuntamento. Anche per gli inquirenti, a intensificare la compulsiva aggressività dell’uomo, che di giorno continuava a svolgere insospettabilmente il proprio lavoro di mobiliere nell’azienda di famiglia, mentre di notte diventava un predatore violento, ci si metteva l’assunzione di cocaina con la necessità di procurarsi il denaro per acquistarla. È poi emerso che il 39enne aveva già una precedente condanna per un evento analogo avvenuto nel 2012. Doveroso quindi un approfondimento delle indagini da parte degli uomini dell’Arma per risalire alla eventuale paternità di altri casi violenti nel frattempo denunciati.