Scoperto l’anticorpo sentinella capace di combattere la leucemia

Pubblicato lo studio del centro di ricerca Tettamanti di Monza e dell’università degli studi di Catanzaro. Una speranza contro una malattia molto aggressiva per la quale non sono ancora disponibili valide terapie

Migration

di Marco Galvani

Un anticorpo sentinella che riconosce le cellule leucemiche e attiva la risposta immunitaria. La scoperta in uno studio (pubblicato sulla rivista scientifica internazionale Journal for ImmunoTherapy of Cancer) realizzato dal Centro di ricerca Tettamanti di Monza e dall’università degli studi di Catanzaro insieme con altri centri italiani e internazionali.

"Diversi anni fa, nei nostri laboratori abbiamo scoperto un nuovo bersaglio antigenico specificamente espresso da cellule di leucemia acuta di tipo T e su di esso abbiamo generato un nuovo anticorpo monoclonale umanizzato e un suo derivato ingegnerizzato bi-specifico capace di attivare una potente risposta immunitaria - spiega Pierfrancesco Tassone, responsabile dell’unità di Oncologia medica traslazionale dell’ateneo calabrese -. È un nuovo agente terapeutico molto promettente per il trattamento di leucemie pediatriche e dell’adulto del tipo T meritevole di sviluppo clinico a tempi brevi".

Si tratta, infatti, di una malattia molto aggressiva per la quale non sono ancora disponibili valide terapie, soprattutto per i pazienti con recidiva o resistenti alla cura standard. "Nel caratterizzare l’anticorpo monoclonale generato nei laboratori dell’università di Catanzaro - aggiunge Giuseppe Gaipa, responsabile dell’unità di Citometria e terapia molecolare del Centro Tettamanti -, abbiamo scoperto che quest’ultimo riconosce in modo specifico più dell’80% dei pazienti con un particolare sottotipo di leucemia linfoblastica acuta di tipo T. Questa ‘capacità diagnostica’ si associa inoltre a una funzione terapeutica di uccisione delle cellule leucemiche grazie alla collaborazione dell’anticorpo con le cellule natural killer presenti nel nostro sistema immunitario".

Uno studio che apre importanti prospettive terapeutiche contro la leucemia linfoblastica acuta, un tumore del sangue che deriva dai linfociti (un tipo particolare di globuli bianchi) ed è definito ‘acuto’ perché caratterizzata da un’elevata aggressività.

È il tumore più frequente in età pediatrica, costituendo in questa fascia di età l’80% delle leucemie e circa il 25% di tutti i tumori diagnosticati fino ai 14 anni. Con la massima incidenza che si registra tra i 2 e i 5 anni, per poi diminuire con l’aumentare dell’età. In questa patologia un linfocita B o T immaturo va incontro a una trasformazione tumorale: i processi di maturazione che portano al linfocita ‘adulto’ si bloccano e la cellula comincia a riprodursi più velocemente invadendo il sangue e raggiungendo anche i linfonodi, la milza, il fegato e il sistema nervoso centrale.