Scandalo protesi, rinviati a giudizio 2 chirurghi

Avrebbero provocato lesioni gravi a molti pazienti inducendoli a operazioni di cui non avevano bisogno, risarcimento per un 80enne

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di Stefania Totaro

Rinviati a giudizio i chirurghi ortopedici Marco Valadè e Fabio Bestetti per le presunte lesioni personali gravi ai pazienti delle protesi al ginocchio. Lo ha deciso il gup del Tribunale di Monza Gianluca Tenchio. Il processo, in cui il Policlinico di Monza dove erano in servizio i due medici sarà chiamato come responsabile civile, è fissato al 21 novembre. Su 91 interventi chirurgici per la protesi al ginocchio ritenuti sospetti, soltanto 22 pazienti si sono costituiti parti civili all’udienza preliminare. Marco Valadè e Fabio Bestetti hanno patteggiato per corruzione pene tra i 3 anni e 4 mesi e i 2 anni e 8 mesi, concordate con la pm della Procura di Monza Manuela Massenz, insieme al responsabile commerciale in Italia dell’azienda francese delle protesi Ceraver, Denis Panico e alla stessa società per il primo filone dell’inchiesta, per cui restano alla sbarra (ma per corruzione per atti non contrari ai doveri di ufficio) il chirurgo ortopedico Claudio Manzini, luminare nei traumi al ginocchio, in servizio agli Istituti clinici Zucchi, tre dirigenti francesi della Ceraver e il responsabile commerciale per la Lombardia Marco Camnasio

Secondo le indagini della guardia di finanza di Milano Panico e Camnasio, con il placet dei tre dirigenti francesi, sarebbero stati i promotori e organizzatori dell’associazione per reclutare medici disposti a scegliere le loro protesi, offrendo come corrispettivo denaro e altre utilità. Valadè e Bestetti si sarebbero attivati per utilizzare le protesi e per contribuire alla ricerca di medici di base disponibili a reclutare pazienti. Al primo sono stati contestati 76 interventi chirurgici sospetti, risalenti a un periodo tra il 2014 e il 2017, al secondo 15 casi tra il 2014 e il 2015, anno in cui Bestetti ha lasciato il Policlinico di Monza per un’altra struttura sanitaria. A coordinare anche questo filone dell’inchiesta sempre la procuratrice aggiunta monzese Manuela Massenz. Secondo l’accusa, "rappresentando la necessità di un intervento chirurgico di artroplastica di ginocchio pur consapevole dell’insussistenza dei presupposti per tale indicazione, in assenza di valido consenso espresso dal paziente in quanto carpito dallo specialista mediante informazioni scorrette" sono state provocate lesioni "da cui derivava un’inabilità di oltre 40 giorni e l’indebolimento permanente dell’organo della deambulazione conseguente all’impianto di una protesi". Un’accusa aggravata dall’aver commesso il fatto "per conseguire il prezzo della corruzione". Tre le parti civili nei confronti di Bestetti e 19 nei confronti di Valadè. Dal canto loro i medici sostengono di avere agito solo per il bene dei pazienti, tanto che alcuni di loro sono rimasti a farsi curare anche dopo lo scoppio dello scandalo. Intanto alcuni fatti più datati verranno cancellati dalla prescrizione.