Scandalo protesi, Manzini: "Mai tradito la fiducia dei miei pazienti"

Parla il celebre ortopedico che, dopo la parziale riabilitazione, confida nel giudizio

Claudio Manzini

Claudio Manzini

Monza, 7 giugno 2018 - Sereno e  convinto di avere sempre lavorato per il bene dei suoi pazienti.È quello che Claudio Manzini ha sempre sostenuto in questi nove tormentati mesi di una vicenda giudiziaria che lo ha profondamente scosso. La chiusura  delle indagini sul presunto giro di tangenti sulle protesi ortopediche in Brianza ha riportato fiducia e speranze per il noto medico che per la prima volta da quel 14 settembre 2017 in cui fu arrestato ha deciso di concedere un'intervista Il Giorno.

"Sono molto fiducioso nella giustizia – afferma il sessantaduenne ortopedico con alle spalle un curriculum professionale di grandissimo spessore – ed in modo particolare in questi giudici. Attendo ora con grande serenità il processo e devo ringraziare i miei avvocati Lucilla Tassi e Claudio Schiaffino per l’importante lavoro svolto". La vicenda giudiziaria ha segnato profondamente Claudio Manzini: "Quella che sto vivendo è una esperienza che non auguro a nessuno. Quando fui arrestato mi crollò letteralmente il mondo addosso. Durante la prima settimana in carcere ti assalgono sensi di colpa anche se sapevo di non avere fatto nulla di male. Mi sono aggrappato alla fede che non mi ha mai abbandonato neppure per un attimo. Una esperienza umana che, nonostante la sofferenza, mi ha dato elementi positivi. Ho trovato infatti all’interno del carcere la solidarietà di molte persone e delle stesse guardie carcerarie che mi hanno aiutato". Determinante per superare il momento più difficile è stata anche la vicinanza della sua famiglia. La moglie Paola con Beatrice e Francesco ( entrambi studenti in medicina con il desiderio di specializzarsi anche loro in ortopedia) gli sono sempre stati vicini: "Hanno sofferto moltissimo per questa vicenda che ha sconvolto anche la loro vita".

Claudio Manzini è tornato a lavorare come direttore scientifico all’Unità operativa Uno degli Istituti clinici Zucchi-Gruppo San Donato, che lo hanno sempre sostenuto in tutti questi mesi. "La cosa più bella è stato rivedere proprio i miei pazienti che mi hanno espresso la loro solidarietà. La fiducia è basilare in qualunque rapporto di lavoro ma lo è ancora maggiormente tra un medico e un malato. Nella mia vita professionale non ho mai mancato a questo dovere e la stragrande maggioranza dei miei pazienti credo che l’abbia compreso".Di una cosa  è certo:  "Non ho mai pensato di impiantare protesi scadenti che potessero in qualche modo nuocere alla salute del paziente. Mi sono sempre impegnato anche per dare il massimo in sala operatoria portando avanti tecniche sempre più innovative e meno invasive, favorevoli ai decorsi post operatori".

In 35 anni di carriera Manzini ha effettuato oltre 16mila interventi chirurgici e in artroscopia, la stragrande maggioranza dei quali effettuati al ginocchio, di cui è diventato uno specialista a livello mondiale.Per molti anni è stato primario del Centro di Traumatologia dello sport, una struttura di eccellenza inserita nella Unità operativa di Ortopedia del presidio ospedaliero Borella di Giussano. Alla sua fama si sono affidati sportivi e atleti famosi tra cui il calciatore Pierluigi Casiraghi, il cestista Eros Buratti, l’azzurra del basket Monica Stazzoleni, l’olimpionica di judo Monica Burgata e la campionessa mondiale di pattinaggio a rotelle Lucia Murazzi. È stato tra i primi al mondo ad utilizzare le cellule mesenchimali, prelevate dal tessuto adiposo, per risolvere i problemi delle articolazioni: "Il mio desiderio oggi è quello di tornare a svolgere nella massima tranquillità la mia professione che è tutta la mia vita".