Sagra di Oreno senza la patata: la siccità ha bruciato tutto

Perso il 70% del raccolto su mais e soia, 30% di aziende a rischio. A settembre edizione ridotta e mancherà la "regina"

Giuliano Fumagalli, storico coltivatore della patata di Oreno

Giuliano Fumagalli, storico coltivatore della patata di Oreno

"Una sagra senza patata, siccità e afa hanno bruciato il raccolto". Viaggio nei campi di Oreno con Giuliano Fumagalli, patron di Agrifoppa, la storica cascina alle porte del borgo gioiello di Vimercate che coltiva il pregiatissimo prodotto in questo spicchio di Brianza. "Sei ettari di desolazione – dice il coltivatore – non abbiamo neanche un tubero. A metà settembre è in programma l’edizione ridotta della kermesse: doveva essere una rinascita dopo due anni di virus e invece mancherà la protagonista". "La temperatura da sola non ci avrebbe regalato una stagione disastrosa, è la colonnina di mercurio impazzita insieme alla mancanza d’acqua ad aver creato un mix senza precedenti – continua desolato Fumagalli –. Risultato: tutto perduto. Qui non ci sono canali, possiamo sperare solo nel cielo: se non piove avremo il peggior bilancio di sempre. Stiamo pagando un prezzo salato al cambiamento climatico: questi terreni sono umidi di solito, quest’anno scottano".

La lista delle perdite è lunga: "70% su mais e soia" e non solo. "C’è il segno meno anche davanti al grano tenero, ne manca più di un terzo, con un’annata del genere il rischio di crac è reale per il 30% delle aziende. Un’altra semina a vuoto e conviene chiudere: siamo stretti fra i prestiti per gli investimenti sull’agricoltura 4.0 del 2021 e il passivo 2022. Per ora ho assorbito il colpo, ma non posso permettermi un’altra situazione simile". La filiera agroalimentare "è in pericolo, senza aiuti saremo stritolati". Anche nei campi della raccolta fai da te, punto di forza della cascina orenese da 15 anni, non c’è niente da comprare.

"Zucchine, peperoni, pomodori sono ridotti ai minimi termini. Con questo caldo non cresce nulla. Un anno fa era completamente diverso, le carriole erano piene: ogni giorno c’era un sacco di gente e un’offerta ricca. Le riserve idriche sono finite e non piove sul serio da settimane. Solo per le patatine fritte alla sagra vendevamo 50 quintali di materia prima. Ora i numeri sono miseri, praticamente inesistenti. Alternaria e altri funghi colpiscono i campi e non si può più vendere nulla. Le cipolle sono più piccole di cinque volte il normale, con queste dimensioni faccio fatica a pagare le spese di trapianto". "È l’effetto nefasto della febbre del pianeta", le associazioni stimano i danni, per il comparto agricolo, secondo Coldiretti, saranno di 4 miliardi: "Una cifra iperbolica".