Rovagnati, si discute il piano industriale

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di Barbara Calderola

"L’occupazione è confermata", ma l’azienda non rinuncia all’esternalizzazione delle sale bianche, alla Rovagnati si tratta sul piano industriale. Incontro-fiume fra alimentaristi e proprietà dopo la cessione a una cooperativa della sala sterile di Villasanta dove si affettano i salumi in atmosfera protetta. Il sindacato non gradisce e non lo manda a dire: "Le risorse interne non mancano", insiste a summit concluso Federica Cattaneo, segretario della Flai-Cgil Brianza. E’ uno dei temi all’ordine del giorno della riunione che era stata cancellata dalla società dopo lo sciopero del 23 gennaio contro "la brutta novità".

Non è la prima volta che il colosso del prosciutto terziarizza "ma ora si tratta di regolare esattamente il perimetro di queste iniziative", aggiunge il segretario che con i colleghi di Flai-Cisl ha ottenuto la conferma dei 445 addetti, distribuiti in quattro stabilimenti: tre in Brianza, ci sono anche Biassono e Arcore, e Felino in Emilia. La direzione ha confermato "l’aumento della produzione che si è già tradotta in 3 assunzioni", c’è da stare al passo con i risultati raggiunti e possibilmente incrementarli, "il marchio è terzo per presenza nella grande distribuzione", spiega Cattaneo. Il confronto prosegue, "ma lo stato di agitazione resta: il ruolo delle coop per noi va chiarito, come quello dei dipendenti. Meglio ribadirlo".

Al tavolo i sindacati hanno aperto anche la partita "ricambio generazionale", la possibilità di un accordo sull’uscita volontaria degli ultracinquantenni in cambio dell’ingresso di giovani "sulla falsariga dell’accordo chiuso da poco con Star".

Una novità assoluta per Rovagnati che "non ha chiuso davanti alla possibilità". La guardia resta alta sul ruolo del personale: "Un’impresa come questa deve investire sulle proprie risorse, non può perdere professionalità preziose". Secondo le sigle sono proprio gli operai ad avere permesso all’azienda nata negli anni Quaranta come piccola realtà locale di vendita di formaggi, di trasformarsi in un gigante dell’agroalimentare.

Un nome diventato famoso anche al di fuori dei confini nazionali, in Francia, Belgio, Germania, Irlanda e Stati Uniti, con un fatturato di 300 milioni di euro l’anno. "Volgiamo certezze sulle prospettive", ribadisce Cattaneo.