Seregno, ritocchino fatale: chirurgo rinviato a giudizio

Maria Teresa Avallone era andata in arresto cardiaco durante l’anestesia: per la Procura ci fu negligenza e imperizia da parte del medico.

Maria Teresa Avallone

Maria Teresa Avallone

di Stefania Totaro

Rinvio a giudizio per omicidio colposo per il chirurgo estetico accusato per la morte della 39enne spirata dopo tre giorni di coma per un arresto cardiaco, che l’aveva colpita durante la preparazione con anestesia locale a un trattamento di sollevamento dei glutei. L’ha disposto la giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Monza Emanuela Corbetta per Maurizio Cananzi, che opera in uno studio di medicina estetica a Seregno. È lì che il 5 marzo scorso Maria Teresa Avallone, impiegata all’ufficio accettazione dell’ospedale San Raffaele di Milano e residente a Desio, si era recata per un trattamento in day hospital di rialzo dei glutei con fili sottocutanei. Non era la prima volta che si sottoponeva a piccoli ritocchi, anche con somministrazione di anestesia locale. Ma quel giorno, secondo la ricostruzione della vicenda giudiziaria, pochi minuti dopo la somministrazione della sostanza per addormentarla, la donna è andata in arresto cardiaco. Immediatamente il chirurgo, che in quel momento si trovava da solo con la paziente all’interno dell’ambulatorio, ha iniziato il massaggio cardiaco e ha chiesto l’intervento del 118. Poi l’arrivo dell’ambulanza e il trasporto all’ospedale San Gerardo di Monza, dove la 39enne è stata ricoverata nel reparto di Neurorianimazione. Ma è morta l’8 marzo senza mai riprendere conoscenza. Secondo la richiesta di rinvio a giudizio firmata dalla pm della Procura di Monza Sara Mantovani, il chirurgo sarebbe responsabile per negligenza, imperizia e "inosservanza delle leggi guida" nel settore della medicina estetica, della morte della paziente perché "da solo, senza ausilio di personale medico o paramedico" non sarebbe riuscito a mettere in atto un adeguato intervento di emergenza a fronte di un "attacco convulsivo dopo l’iniezione" di anestetico che ha causato nella 39enne "una crisi tonica" facendola "rovinare al suolo dal lettino" a causa di un’insufficienza respiratoria. L’imputato avrebbe quindi "omesso di controllare le vie aeree" di Maria Teresa, che ha smesso per 30 minuti di respirare andando incontro alla morte cerebrale. Il fratello di Maria Teresa Avallone, Antonio, che di professione fa l’avvocato e ha deciso di seguire personalmente la vicenda giudiziaria per cercare la verità sulla morte della sorella, ieri si è presentato davanti alla giudice per le udienze preliminari monzese Emanuela Corbetta per costituirsi parte civile a favore di se stesso e degli altri familiari di Maria Teresa, rappresentati formalmente da un collega penalista. Il fratello di Maria Teresa si è detto meravigliato che il chirurgo Maurizio Cananzi non abbia scelto di patteggiare la pena oppure optato per un rito abbreviato (che prevede lo ‘sconto’ di un terzo della pena in caso di condanna) ma invece abbia deciso di affrontare il dibattimento. "Non capisco come l’imputato possa credere di scardinare la ricostruzione dei fatti - sostiene Antonio Avallone - L’assistenza del chirurgo estetico è stata troppo basica, essendo un medico doveva sapere che non bastava solo il massaggio cardiaco. Si parla anche di un farmaco che avrebbe potuto combattere le convulsioni. Lui quel farmaco ce l’aveva nello studio, avrebbe dovuto iniettarglielo come prima cosa, ma non si è dimostrato sufficientemente preparato a reagire all’emergenza e in più era anche nello studio da solo".