Desio, travolto da un pirata si sveglia dopo un mese: "Torno alla vita, nessuna vendetta"

Con l’immenso amore della famiglia e il grande lavoro di tutta l’equipe medica e specialistica, Samuele ce la sta facendo: "Buon compleanno mamma"

Samuele Solinas prima dell’incidente

Samuele Solinas prima dell’incidente

Desio, 18 gennaio 2019 -  «E adesso voglio tornare a casa, dai miei amici, a fare le cose che amo...». Una preghiera collettiva. I tanti amici. I colleghi di mamma Enza e papà Angelo. I compagni di classe e di scuola, all’istituto Martin Luther King di Muggiò, dove la madre insegna spagnolo. E poi tutta l’Aurora Desio calcio, dove lui ha giocato e dove da qualche anno milita anche il talentuoso fratellino Edoardo. Un “accerchiamento”, per cercare di spingere Samuele Solinas, 17 anni, a uscire dal coma. A mettere in fuorigioco la sorte che quella maledetta notte tra il 17 e 18 novembre aveva messo il bastone tra le ruote della sua moto e della sua gioventù, facendogli incrociare l’auto di un pirata della strada, ubriaco: un 32enne poi arrestato.

Poi la forza di chi gli voleva bene, quella incrollabile dei suoi genitori. E la sua, soprattutto, che ha riaperto gli occhi, un mese dopo, per sussurrare «auguri mamma», nel giorno del suo compleanno. Una storia per certi versi incredibile, «un miracolo», lo definisce mamma Enza Piras, quella di questo ragazzo brianzolo. Che adesso si è rimesso all’opera per tagliare di nuovo il traguardo di una vita normale. Un racconto da brividi: «Quella persona mi ha fatto del male – dice in questi giorni Samuele, tra il lettino del San Gerardo di Monza dove è stato operato e quello della Nostra Famiglia di Bosisio Parini, dove ha iniziato il processo di riabilitazione -, vorrei vendicarmi con le mie mani. Anzi no, non serve a nulla, perché la violenza non si combatte con la violenza».

Corpo e mente che, lentamente, devono riacquistare la piena funzionalità. Pensieri, a volte lucidi, altre confusi. Ma con il minimo comune denominatore quotidiano di un’enorme forza di volontà, «come quando sul lettino lo vedevo accennare a muoversi, come se stesse lottando per svegliarsi – ricorda la mamma – e io gli urlavo: dai, forza, sfonda quella porta...». Fino al giorno più atteso, «un regalo che mi aspettavo per Natale e invece è arrivato anche prima, il giorno del mio compleanno. Mi ero vestita bene, perché lui ci ha sempre tenuto, avevo preso un vassoietto di pasticcini. Arrivo, dico all’infermiere che è il mio compleanno. Mi risponde, auguri Enza».

Poi quell’«auguri mamma», sottile come un sibilo. «Enza, guarda che Samuele ti ha fatto gli auguri...», gli dice, con gli occhi sbarrati, l’infermiere. «Mi sono avvicinata al lettino. Samuele, cosa hai detto?». E lui: «Auguri, mamma». Lo choc emotivo. Il cuore che scoppia di gioia. E la rinascita. «Ora Samuele muove tutte le parti del corpo ma ancora non riesce a camminare – racconta la mamma –. Eppure vuole farlo, si sforza, giorno dopo giorno cerca di recuperare le energie, l’autonomia. È consapevole dei suoi limiti attuali, ma non ha nessuna intenzione di mollare, non l’ha mai avuta, e cerca di riconquistarsi il futuro, pezzetto dopo pezzetto».

Con l’immenso amore della famiglia, quella preghiera collettiva che ancora lo accompagna, e il grande lavoro di tutta l’equipe medica e specialistica che lo sta seguendo dalla notte dell’incidente, ce la sta facendo. Una storia che insegna tante cose, che parla di sicurezza stradale, del problema dell’alcol, della forza che i giovani sanno dimostrare, «e del fatto che lassù qualcuno esiste e ci ha ridato il nostro Samuele», sospira mamma Enza.