Rifiuti stoccati nell’ex Snia Condanne e risarcimenti

La Cassazione impone ai ricorrenti il pagamento di spese legali e danni

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VAREDO

di Veronica Todaro

La Cassazione si è pronunciata: al terzo grado di giudizio "dichiara inammissibili i ricorsi e condanna i ricorrenti al pagamento delle spese processuali". La sentenza è quella legata ai rifiuti stoccati illegalmente nell’area ex-Snia su cui si erano aperti due filoni: da una parte quello della Procura di Milano, che per prima aveva dato il via alle indagini, a cui una parte dei soggetti coinvolti, tra chi ha portato e abbandonato i rifiuti, ha richiesto il rito abbreviato, dall’altra quella della Procura di Como, dove si è svolto, per motivi di competenza territoriale, il processo per il resto degli imputati che non hanno scelto il rito abbreviato.

Se per il Tribunale di Como si è concluso il processo di primo grado e si è in attesa della data dell’appello dopo l’impugnazione della sentenza di primo grado da parte degli imputati, la Procura di Milano, con la Cassazione, ha chiuso la vicenda condannando i ricorrenti non solo al pagamento delle spese processuali ma anche alla "somma di euro tremila in favore della casse delle ammende.

Condanna, inoltre, gli imputati in solido tra loro alla rifusione delle spese di rappresentanza e difesa sostenute nel presente giudizio dalle parti civili Comune di Como, Comune di Varedo, Comune di Dro, Comune di Gizzeria e Cinisello Balsamo che liquida per ciascuna di esse in euro 3500, oltre accessori di legge".

Al Comune di Varedo, che si era costituito parte civile, sono stati riconosciuti danni per un valore di 50mila euro. Tanto più dopo l’incendio del 25 settembre dell’anno scorso, che aveva coinvolto un capannone di 20mila metri quadrati contenente i rifiuti e dove le fiamme hanno interessato un’area di 6mila metri quadrati dello stesso capannone, per un quantitativo stimato di circa 2mila tonnellate di rifiuti. Solo un terzo quindi della spazzatura stoccata illegalmente, tre anni prima, era andato in cenere.

Intanto procedono i lavori sull’area, iniziati a febbraio con la rimozione dell’amianto sulle coperture dei capannoni e la rimozione dei rifiuti solidi urbani non combusti, dissequestrati dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale ordinario di Milano a novembre dello scorso anno. Dopo lo smantellamento dei tetti, le ruspe hanno potuto entrare in sicurezza nei capannoni per portare all’esterno i rifiuti combusti, ancora sotto sequestro, e abbattere anche circa 7mila metri quadrati dell’edificio principale sede dello stoccaggio illegale.

"È iniziata anche la pulizia dell’area, sia a nord sia a sud – spiega il vicesindaco Fabrizio Figini – tutte operazioni propedeutiche per quanto riguarda le future opere di bonifica. Si comincia a vedere la luce in fondo al tunnel, siamo entusiasti. La settimana prossima prenderanno il via gli incontri delle Commissioni consiliari per arrivare a fine giugno con l’approvazione definitiva del masterplan, avendo già avuto riscontri dagli enti superiori, come ad esempio la Sovrintendenza. Una volta approvato definitivamente il masterplan dal Consiglio comunale, la cui prima ipotesi era stata presentata ad agosto dell’anno scorso, le proprietà potranno presentare i piani attuativi per iniziare la bonifica e la ricostruzione".