Riduce in schiavitù una nigeriana e la costringe a vendersi per strada

A processo una connazionale che aveva illuso la vittima promettendole una nuova vita come baby sitter in Italia

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Ha ridotto in schiavitù una connazionale costringendola a prostituirsi sulle strade monzesi dopo il viaggio della speranza dalla Nigeria per diventare baby sitter. Sono le accuse di cui dovrà rispondere davanti alla Corte di Assise di Monza una nigeriana 25enne che risulta residente in Germania, Kate A. e che non si è presentata alla prima udienza del processo, rinviato per entrare nel vivo al 10 marzo. Vittima una connazionale che aveva 25 anni quando i fatti sono stati contestati nel 2016 e che vive in una comunità protetta dopo la denuncia alla polizia e si è costituita parte civile. Secondo l’accusa la giovane, convinta ad arrivare in Italia per trovare un lavoro e aiutare a mantenere la sua famiglia, dopo un lungo viaggio in cui aveva già subìto violenze, era finita nelle grinfie della connazionale, che la teneva segregata in un appartamento minacciandola di fare del male a lei e ai suoi familiari, la costringeva a dormire sul pavimento, a fare le pulizie e cucinare, lasciandola senza soldi e senza la possibilità di chiedere aiuto perché le aveva distrutto la sim del cellulare.

Uno "stato di soggezione continuativo" allo scopo di "sottometterla e piegarne la volontà" che aveva lo scopo di indurla a prostituirsi con la scusa di dover ripagare il viaggio in Italia. Nel settembre 2016 la ragazza era arrivata a Monza dopo essere partita dalla Nigeria, sbarcata a Trapani e poi trasferita a Sorisole nella Bergamasca. Fin da subito la 25enne aveva capito che la connazionale non le avrebbe trovato un posto da baby sitter e che per evitare ripercussioni sulla sua famiglia, l’unica cosa che poteva fare per saldare il suo debito era vendersi sulle strade monzesi.

Stefania Totaro