Brianzoli rapiti in Mali, il sindaco: sono sconvolto, erano lì per il Covid

Il sindaco di Triuggio Pietro Cicardi conosceva la coppia e ha parlato a lungo col secondo figlio

La casa di Triuggio dove vivevano i coniugi rapiti in Mali

La casa di Triuggio dove vivevano i coniugi rapiti in Mali

Triuggio (Monza Brianza) - A Triuggio abitano meno di novemila abitanti. Il paese è piccolo, "e pretendere di conoscerli tutti sarebbe un’esagerazione - premette il suo sindaco, Pietro Giovanni Cicardi - eppure i coniugi Rocco Antonio Langone e Donatella Caivano (64 e 61 anni, ndr) sapevo benissimo chi fossero, anche se mancano da qualche tempo in paese hanno ancora qui la loro residenza".

E la notizia che giovedì sera scorso i due, emigrati da una quarantina d’anni dalla Basilicata in Brianza, fossero stati rapiti non poteva che sconvolgermi". Parla con la voce piana e attenta il sindaco Cicardi. "La notte scorsa mi è arrivato il messaggio del figlio Daniele, pure lui residente a Triuggio ma domiciliato a una quindicina di chilometri da qui: mi avvertiva di quanto avvenuto. L’ho sentito al mattino quando mi sono svegliato e abbiamo parlato a lungo". L’apprensione è tanta. "Ho tentato di capire lo stato dell’arte – spiega ancora il primo cittadino -, sono molto scosso. Lui aveva avuto la notizia del rapimento dei suoi familiari 24 ore dopo che era accaduto… sono molto preoccupato". Padre, ex operaio, madre e il figlio Giovanni, di 43 anni, sono stati prelevati da un commando armato.

I coniugi Langone erano entrambi pensionati, spiega Cicardi, "due persone a modo, molto riservate. Avevo consigliato loro di iscriversi all’A.i.r.e., l’Anagrafe Italiani residenti all’estero, proprio per regolarizzare la loro posizione e avere qualcuno a cui rivolgersi in caso di necessità". Ma certo un sequestro non era ipotizzabile, nonostante il Mali sia un Paese parecchio turbolento e in cui scorrazzano bande di integralisti islamici che non sono nuove a rapimenti di Occidentali. I coniugi Langone però non sembrava avessero intenzione di trasferirsi definitivamente in Africa.

"Erano partiti per il Mali nel 2019. Andavano a trovare il figlio di Lissone (Giovanni, 43 anni, ndr) che viveva già lì da una decina d’anni… Poi è scoppiata la pandemia e credo sia anche per questa ragione che sono rimasti in Africa forse più del previsto, anche se ovviamente non ne ho parlato con loro". Si dice che fossero testimoni di Geova, loro e il figlio Giovanni… "Ma anche qui - precisa il sindaco - non sono certo che le cose stessero proprio così. Il figlio partito per il Mali di certo era un Testimone di Geova, ma loro non mi sembra, almeno fino al 2019, che avessero maturato una scelta religiosa in questo senso". E adesso? "Il figlio Daniele è molto preoccupato, come tutti. Lunedì è stato convocato dalla Farnesina e quindi sarà a Roma. Speriamo che le cose si mettano al meglio. Per il momento ha chiesto di essere lasciato in pace".