Le magliette col nome del giocatore stampigliato sulla spalle. I colori, spesso sgargianti, per motivi commerciali che fanno storcere il naso ai tifosi più tradizionalisti. E poi l’immancabile sponsor, a volte più di uno. Oggi il calcio è così e le maglie personalizzate, introdotte ai Mondiali di Usa ’94, sono la normalità. Pure l’obbligo dei numeri progressivi è venuto a mancare, a scegliere sono gli stessi giocatori o il club. Il calcio è business, prendere o lasciare. “Forse non tutti sanno che...” (definizione rubata alla Settimana Enigmistica), però, fu il Monza la prima squadra di calcio in Italia a mettere i nomi dei calciatori sulla propria divisa. Era il 22 agosto 1979, i biancorossi erano reduci dalla doccia fredda per l’ennesima promozione in serie A sfumata sul più bello (il famigerato spareggio di Bologna), parecchi dei “big” – Silva, Penzo, Volpati – erano stati ceduti. A loro posto, giovani promettenti come Massaro e Monelli. In questo clima, non sappiamo a chi venne in mente di sperimentare una cosa mai vista sino ad allora nel calcio: le magliette col nome (fino al 1939 non si usavano neppure i numeri). L’occasione è fornita da un incontro di Coppa Italia contro il Milan. Data l’inagibilità per quella sera dello stadio di San Siro, il Piacenza offre gentilmente il suo stadio. Ma quando Massaro e soci scendono in campo col proprio nome sulle spalle, spettatori e addetti ai lavori restano con un palmo di naso. L’idea non si rivela tuttavia un successo. La Federazione Italia Gioco Calcio, a cui non era stata chiesta alcuna autorizzazione in merito, se la prende a male: paludata mìca poco, non tollera per essere stata messa davanti al fatto compiuto. E punisce i biancorossi con una multa. Pare salata, anche se non è dato sapere a quanto ammontasse. Per ...
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