Pusher di via Visconti, raffica di riti alternativi

La caccia agli irreperibili degli arresti nei giardini dello spaccio ha dato i suoi frutti e ora si chiedono patteggiamenti e processi abbreviati

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di Stefania Totaro

Dà i suoi frutti la caccia agli irreperibili nelle ricerche degli ultimi 33 imputati per l’inchiesta contro i pusher che avevano sottratto i giardini di via Visconti per spacciare droga. E fioccano le richieste di patteggiamento e processo abbreviato. Dopo le pene fino a quasi 6 anni di carcere inflitte agli spacciatori arrestati dalla polizia nell’ottobre 2020, ora in udienza preliminare al Tribunale di Monza davanti al giudice Marco Formentin ci sono i denunciati per fatti ritenuti di minore gravità o perché latitanti. Il procedimento era stato sospeso per qualche mese perché erano in tanti a risultare irreperibili e il giudice ne aveva disposto le ricerche, che hanno fatto abbassare a meno di una mezza dozzina gli imputati rimasti ‘uccelli di bosco’.

Gli altri a cui è arrivata la notifica dell’udienza preliminare hanno quasi tutti chiesto riti alternativi per ottenere uno sconto in un’eventuale condanna attraverso una pena concordata con i pm Salvatore Bellomo e Sara Mantovani o con un processo col rito abbreviato. A fine maggio la sentenza. Le manette erano scattate per 52 africani (per la maggior parte richiedenti asilo) e 1 italiano, a cui sono stati contestati quasi 4mila cessioni o detenzioni di stupefacenti di varia natura, dal chilo di cocaina o ai 10 chili di hascisc, valore complessivo 500mila euro. Complessivamente sono una sessantina gli indagati di avere occupato abusivamente i giardini pubblici per vendere droga. Le indagini sono iniziate nell’ottobre 2019 con appostamenti, video e intercettazioni a due passi dal centro. L’operazione è stata denominata ‘Dedalo’ perché è emerso un dedalo di rapporti tra spacciatori, di cui erano rimasti vittime nel gennaio 2020 anche Vittorio Brumotti e la sua troupe, entrati nei giardini per girare un servizio di “Striscia la Notizia” e aggrediti, anche con un coltello e rapinati da due gambiani, poi sottoposti a fermo dai poliziotti. Più di 5.000 pagine di ordinanza cautelare, oltre 1.000 ore di video e migliaia di intercettazioni telefoniche e ambientali da tradurre dalla lingua mandingo del Gambia e dall’arabo del Marocco è stato il lavoro fatto dagli uomini da ottobre 2019 a maggio 2020, anche ai tempi dell’emergenza Coronavirus, per stroncare lo spaccio di droga ai giardinetti ormai ‘occupati’ dai pusher.

Tra le droghe vendute è emerso anche un nuovo allarmante tipo di sostanza stupefacente chiamato ‘Gardella’, un pericoloso mix tra hascisc e marijuana.