Protesi inutili e mazzette Scandalo in prescrizione

Inizia il processo ai due chirurghi per lesioni gravi con interventi non necessari. Ma con le udienze fissate tra un anno il reato è destinato a essere cancellato

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di Stefania Totaro

Per le presunte lesioni personali gravi ai pazienti delle protesi al ginocchio scattano le prime prescrizioni, che rischiano di susseguirsi nel corso del processo, visto che le udienze sono state fissate anche tra un anno. Con questa spada di Damocle sulla testa delle presunte vittime si è aperto ieri davanti al Tribunale di Monza il dibattimento nei confronti dei chirurghi ortopedici Marco Valadè e Fabio Bestetti, che vede come responsabile civile il Policlinico di Monza dove erano in servizio i due medici. Su 91 interventi chirurgici per la protesi al ginocchio ritenuti sospetti, soltanto 22 pazienti si sono costituiti parti civili, ma già per una mezza dozzina di loro i fatti risalgono a cavallo tra il 2014 e il 2015 e il reato è destinato a venire cancellato dalla prescrizione, che incombe via via anche per gli altri. E non è di buon auspicio che la prima udienza fissata perché il dibattimento entri nel vivo è a maggio e l’ultima a metà novembre 2023. Marco Valadè e Fabio Bestetti hanno patteggiato per corruzione pene tra i 3 anni e 4 mesi e i 2 anni e 8 mesi, concordate con la pm Manuela Massenz, insieme al responsabile commerciale in Italia dell’azienda francese delle protesi Ceraver, Denis Panico e alla stessa società per il primo filone dell’inchiesta, per cui resta alla sbarra (ma per corruzione per atti non contrari ai doveri di ufficio) il chirurgo ortopedico Claudio Manzini, luminare nei traumi al ginocchio, in servizio agli Istituti clinici Zucchi, tre dirigenti francesi della Ceraver e il responsabile commerciale per la Lombardia Marco Camnasio.

Secondo le indagini della Guardia di Finanza di Milano Panico e Camnasio, con il placet dei tre dirigenti francesi, sarebbero stati i promotori e organizzatori dell’associazione per reclutare medici disposti a scegliere le loro protesi, offrendo come corrispettivo denaro e altre utilità. Valadè e Bestetti si sarebbero attivati per utilizzare le protesi e per contribuire alla ricerca di medici di base disponibili a reclutare pazienti. L’accusa di lesioni personali gravi risulta aggravata dal fatto di essere ritenute il "prezzo della corruzione". A Valadè sono stati contestati 76 interventi chirurgici sospetti, risalenti ad un periodo tra il 2014 e il 2017, a Bestetti 15 casi tra il 2014 e il 2015, anno in cui il chirurgo ortopedico ha lasciato il Policlinico di Monza per un’altra struttura sanitaria nel Lecchese. Tre le parti civili che si sono costituite al processo nei confronti di Bestetti e 19 nei confronti di Valadè. Dal canto loro i medici imputati, entrambi assenti in aula, sostengono di avere agito solo per il bene dei pazienti, tanto che alcuni di loro sono rimasti a farsi curare anche dopo lo scoppio dello scandalo delle protesi.