Facevano prostituire le ragazze nei privé del ristorante: 7 a giudizio

Nel retro del locale anche una vip room con al centro una vasca idromassaggio

Night club (Foto di repertorio)

Night club (Foto di repertorio)

Varedo (Monza e Brianza), 26 ottobre 2020 - Subito alla sbarra i sette arrestati che avrebbero costretto giovani donne, italiane ed albanesi, a prostituirsi in un circolo privato nel retro di un ristorante trasformato in nightclub con locali privée, una sala bar e poi una vip room, con al centro una vasca ad idromassaggio, dove si consumavano rapporti sessuali. Ma gli imputati, ancora in carcere o agli arresti domiciliari, stanno scegliendo lo ‘sconto’ sulla pena del processo abbreviato o del patteggiamento. 

E’ stato il sostituto procuratore monzese Giovanni Santini a chiedere il giudizio immediato per associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento della prostituzione dei sette presunti gestori della rete di sfruttamento coinvolti nell’operazione eseguita lo scorso maggio dai carabinieri di Saronno. A fare scattare le indagini è stata una delle ragazze, una giovane italiana residente nel Varesotto, che ha denunciato ai militari di essere vittima di violenza da parte degli arrestati, che approfittavano delle difficoltà economiche delle ragazze a cui offrivano un lavoro per poi costringerle a ‘vendersi’.

La donna ha chiesto aiuto ai carabinieri dopo essere stata aggredita e quando i militari sono arrivati a casa sua, lei ha raccontato confusamente di una notte dove sarebbe stata costretta ad assumere alcol e droghe e poi violentata. Le indagini hanno portato alla luce una sistematica attività di reclutamento, sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione di ragazze in prevalenza straniere e in condizioni di bisogno o indigenza. A gestire il night club, secondo l’accusa, un 74enne e un 47enne di origini calabresi e un 49enne residente in Brianza, mentre una donna albanese 28enne, compagna del più giovane, è considerata l’intestataria nonché prestanome di conti correnti e aziende riconducibili alla gestione del locale notturno, attraverso i quali veniva riciclato il denaro di provenienza illecita. Completano il quadro un albanese, gestore di fatto del locale, un italiano e un altro albanese che avevano il ruolo di accompagnatori delle ragazze. Sei di loro sono finiti in carcere e uno agli arresti domiciliari.

Il nigthclub si trovava al piano terra di un capannone industriale in via Terni. Si accedeva da un ingresso ricavato all’interno di un ristorante che riportava la medesima insegna. Gli incassi per ogni serata ammontavano secondo gli inquirenti a migliaia di euro. L’accesso non era totalmente libero, ma bisognava essere conosciuti dai gestori o accreditati dai clienti abituali. L’intero immobile è stato sottoposto a sequestro preventivo.