"Pratica commerciale scorretta" Per Gelsia multa da mezzo milione

Il Tar del Lazio ha respinto il ricorso dell’azienda. Nel mirino di Agcom. alcuni contratti stipulati nel 2016

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di Gualfrido Galimberti

Il Tribunale amministrativo regionale ha respinto il ricorso presentato da Gelsia: la società seregnese dovrà pagare la multa di 500mila euro per pratica commerciale scorretta.

La vicenda si trascina ormai da alcuni anni e ora si è pronunciato il Tar Lazio con sentenza pubblicata lunedì. A sollevare il problema era stata quella che allora si chiamava Aeegsi (Autorità per l’energia elettrica, il gas e i servizi idrici) e che oggi tutti conoscono come Arera (Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente) relativamente all’offerta dell’azienda seregnese, che aveva contattato i suoi clienti nel periodo compreso tra il 12 e il 17 maggio 2016 invitando i clienti a stipulare un contratto di libero mercato per continuare a beneficiare dei vantaggi e dei servizi offerti. Una opportunità che avrebbe comportato anche la corresponsione di un "premio" con la "vantaggiosa offerta Gelsia Relax", tariffa fissa e invariabile, nonché con la possibilità di fruire di una vacanza di una settimana. Dopo la segnalazione dell’Aeegsi, si era mossa l’Agcom (Autorità garante della concorrenza e del mercato), che nel mese di luglio dello stesso anno comunicava l’avvio di un procedimento istruttorio per verificare le eventuali violazioni commesse dall’azienda brianzola. In particolare si trattava di verificare violazioni al Codice del Consumo, poiché la condotta di Gelsia poteva indurre il consumatore in regime di tutela a passare al mercato libero sulla base di informazioni ritenute non rispondenti al vero. Allo stesso tempo si voleva verificare se l’atteggiamento di Gelsia poteva causare condizionamenti limitando la libertà di scelta del consumatore medio. Tra carte bollate e memorie difensive, si era arrivati alla san zione. La società seregnese si è rivolta al Tar per fare valere le sue ragioni, evidenziando che non ha mai indicato le informazioni e le omissioni ingannevoli della comunicazione data agli utenti, mentre risulta evidente la veridicità e la correttezza di quanto dichiarato. Il contenuto della comunicazione viene inoltre ritenuto chiaro e comprensibile dall’azienda malgrado il tecnicismo dell’argomento.

Irrilevante, sempre secondo Gelsia, anche il numero dei contratti sottoscritti. Tesi tuttavia respinte dal Tar, che aggiunge anche l’aggravante della dimensione dell’azienda (190 milioni di fatturato nel 2015) e conferma la congruità della sanzione di 500mila euro.