La Torre costa sei mesi a Perri: in Appello pena ridotta ma condanna confermata

Confermata in appello la condanna, ma dimezzata la pena, per l’abuso in atti d’ufficio di Rosario Perri. È quanto hanno deciso i giudici della Corte di Appello di Milano per l’ex capo dell’ufficio tecnico del Comune di Desio di Stefania Totaro

Un'aula di tribunale (Foto d'archivio)

Un'aula di tribunale (Foto d'archivio)

Desio (Monza), 17 agosto 2014 - Confermata in appello la condanna, ma dimezzata la pena, per l’abuso in atti d’ufficio di Rosario Perri. È quanto hanno deciso i giudici della Corte di Appello di Milano per l’ex capo dell’ufficio tecnico del Comune di Desio e in seguito dimissionario assessore al Territorio della Provincia di Monza (quando il suo nome è uscito tra le carte dell’inchiesta «Infinito» sulla ‘ndrangheta in Brianza) nonché condannato a 5 anni e mezzo di reclusione dal Tribunale di Monza per corruzione insieme all’ex golden boy del Pdl in Brianza Massimo Ponzoni e altri nell’ambito dell’inchiesta sul Pgt di Desio.

Perri, per cui è in corso un altro processo a Monza per abuso in atti d’ufficio e omessa denuncia da parte di pubblico ufficiale insieme al funzionario responsabile dell’ufficio edilizia privata e urbanistica Marino Arienti e al comandante della Polizia locale di Desio Giuseppe Zuccalà per gli interventi edilizi ritenuti abusivi nelle palazzine in via Pallavicini a Desio dei Moscato (anche in quel caso il Comune di Desio si è costituito parte civile al processo) era stato condannato nel processo con il rito abbreviato dal giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Monza Licinia Petrella a 1 anno di reclusione con la sospensione condizionale della pena per abuso in atti d’ufficio e il risarcimento dei danni patrimoniali al Comune di Desio da quantificare in sede civile, ma con una provvisionale immediatamente esecutiva di 30mila euro per i danni morali.

Sentenza confermata in appello, con la riduzione però della condanna da 1 anno a 6 mesi di reclusione. Nel mirino dei giudici la convenzione siglata con il gruppo Addamiano nel 2007, che prevedeva la cessione gratuita del capannone da 4mila metri quadrati del Polo Tecnologico dalla proprietà privata al Comune in cambio del permesso di costruire la torre da 22 piani che ancora giace con il suo scheletro incompiuta dopo le difficoltà economiche del costruttore.

Secondo l'accusa, il documento approvato dal Consiglio comunale nel 2007 risulta diverso rispetto a quello registrato presso il notaio, sottoscritto da Perri. Nell’atto, firmato da Perri per il Comune e da Matteo Addamiano per la proprietà privata, è inserita infatti la clausola di un’ipoteca per 32 milioni di euro. Clausola che invece non compare nel documento approvato dal Consiglio comunale. A garanzia dell’esatto adempimento dell’obbligazione e cioè della cessione del capannone la società Polo Tecnologico Brianza si obbligava a produrre una fideiussione per 2 milioni e mezzo di euro. Accuse negate da Perri, che ricorrerà anche in Cassazione contro la condanna.