Permesso di soggiorno fatale

Latitante marocchino per droga ha chiesto l’avvicinamento familiare: in Questura hanno scoperto il suo passato

Migration

di Dario Crippa

Era sfuggito a un arresto e, ricercato per traffico di sostanze stupefacenti, si era rifugiato nel “suo” Marocco. Ha avuto il “torto” di tornare e presentarsi come nulla fosse in Questura per ottenere un permesso di soggiorno.

Con tanto di kit per ottenere il documento per ricongiungimento familiare, dato che aveva avuto un figlio dalla compagna italiana. Ne è uscito con un paio di manette.

L’altra mattina personale della Squadra Mobile ha tratto in arresto un pluripregiudicato marocchino domiciliato ad Agrate con alle spalle due condanne già scontate, una per traffico di sostanze stupefacenti e un’altra per immigrazione clandestina.

Nell’ottobre del 2020 l’uomo, mentre si trovava in Marocco, era stato avvisato dai suoi complici, due marocchini residenti a Brugherio e un algerino residente a Monza, con i quali aveva condotto una fiorente attività di spaccio di eroina e cocaina a Monza e in alcuni comuni della Brianza tra aprile e luglio del 2018, che per loro erano scattate le manette su richiesta della Procura della Repubblica di Monza e che tra i nomi degli indagati figurava anche il suo.

L’inchiesta dei cararabinieri si chiamava “Pick&Pay” e aveva smantellato un giro di eroina, coca e hascisc in particolare alla stazione ferroviaria di Monza. Un’inchiesta partita dalla denuncia di due genitori disperati per la figlia minorenne che andava a rifornirsi in stazione. Erano finiti tutti in manette, compreso “Bourghiba”, come era soprannominato un marocchino che nascondeva l’eroina sotto la lingua e pagava a volte i suoi pusher al dettaglio con birra e pizza. Pensando di poter sfuggire alla giustizia, l’ultimo latitante – dopo diversi mesi trascorsi in Marocco – è rientrato pochi giorni fa in Italia e ha spedito il kit postale per richiedere un permesso di soggiorno per motivi familiari in quanto padre di un bambino, avuto dalla compagna italiana. Che peraltro risultava anche lei indagata a piede libero nella stessa indagine. Ma il marocchino non aveva fatto i conti con i controlli incrociati dell’Ufficio Immigrazione e così l’altra mattina in Questura, anziché il permesso di soggiorno, il nordafricano ha trovato ad attenderlo le manette.