Pedemontana, Maroni torna a battere cassa con Delrio

Il Tribunale concede altri due mesi: disposta una perizia sui conti, la Regione punta sulla defiscalizzazione e Legambiente protesta

Maroni con il ministro Delrio

Maroni con il ministro Delrio

Monza, 23 settembre 2017 - Il Tribunale concede ancora due mesi di respiro ad Autostrada Pedemontana Lombarda e la Regione si rimette in moto nel tentativo di mettere nuova benzina nel motore di un cantiere fermo ormai da quasi due anni dopo il taglio del nastro della tratta B1 fra Lomazzo e Lentate sul Seveso. Un’impresa disperata, perché per salvare l’autostrada servono almeno altri 3 miliardi di euro. 

Nei giorni scorsi il Tribunale fallimentare di Milano ha disposto una perizia sulla situazione contabile della società Apl conferendo l’incarico al commercialista Ignazio Arcuri, che dovrà depositare la sua relazione a fine novembre. La perizia verrà discussa in aula il 4 dicembre.  Nel frattempo sono ripartiti i tentativi di salvataggio di Palazzo Lombardia. Il governatore Roberto Maroni ha parlato col ministro per le Infrastrutture Graziano Delrio per sollecitare lo sblocco da parte del governo del secondo atto aggiuntivo alla convenzione, da poco approvato dal Cipe, che garantirebbe 380 milioni di euro di defiscalizzazione. Questo atto consentirebbe a Pedemontana di andare a cercare finanziamenti. Un’operazione ardita, perché finora banche e privati sono stati alla finestra, mentre il closing finanziario deve essere raggiunto entro un anno dalla firma dell’atto aggiuntivo.

Ma Maroni non dispera. "Adesso che è stato nominato un perito abbiamo almeno 60 giorni - dice Maroni -. Voglio vedere se il governo sblocca questo atto aggiuntivo che significa un cambiamento radicale e toglierebbe ogni argomento alla richiesta di fallimento. Abbiamo chiesto al ministro Delrio che ci venga finalmente consegnato l’atto. Spero davvero che il governo sblocchi una situazione che è inspiegabilmente bloccata da mesi".

"È un provvedimento che è già andato al Cipe - conclude il governatore lombardo -. Manca solo una firma, importante, ma solo quella. Spero che si possa concludere rapidamente la procedura".

In Brianza la Provincia torna a chiedere una soluzione politica al blocco di un cantiere faraonico che sta determinando anche la paralisi di tutte le opere di viabilità connesse. «Oggi è ancora più necessario fare chiarezza - dice il vicepresidente della Provincia, Roberto Invernizzi -. Tutti i dubbi e le obiezioni che abbiamo sollevato negli ultimi anni si sono verificati. Ora aspettiamo di essere ascoltati».

All’attacco Legambiente, che da tempo chiede un’exit strategy per Pedemontana. "Comodo fare i referendum per l’autonomia, pubblicizzare i referendum lamentando che lo Stato non dà soldi per ricostruire il ponte sulla Valassina e contemporaneamente chiedere (ancora) soldi allo Stato per realizzare la sempre più inutile Pedemontana - contesta Dario Balotta, responsabile trasporti di Legambiente Lombardia -. Maroni è alle strette visto che i giudici di Milano stanno valutando l’ipotesi del fallimento della società. Pedemontana ha già avuto, e speso, 1 miliardo dallo Stato e l’impegno era quello che il resto, circa 4 miliardi, fossero reperiti sul mercato con un project financing. I 4 miliardi non arrivano perché il mercato ha bocciato quest’opera ritenendola incapace di recuperare le risorse spese per costruirla, e il traffico lo dimostra. Non solo. Nel 2016 ha ottenuto 450 milioni dalla Regione per garantire le banche che anche se in futuro il traffico non fosse sufficiente a pagare il mutuo ci penserà la Regione stessa. Da tre anni è supportata direttamente anche dall’autostrada Serravalle, che detiene il 78% della Pedemontana stessa".

"Pedemontana - conclude il responsabile di Legambiente - è diventata un baraccone clientelare pubblico con centinaia di addetti assunti inutilmente visto che non è neppure capace di introitare i proventi dei pedaggi avendo adottato un meccanismo (free flow) che non sa gestire il poco traffico che la percorre".