Pedemontana si accorcia: "Traguardo nel 2023"

Apl e Cal annunciano l’addio al ponte sull’Adda, si cercano alternative all’ultima tratta dal Vimercatese alla Bergamasca

I cantieri di Pedemontana

I cantieri di Pedemontana

Monza, 27 luglio 2018 - Da Malpensa a Vimercate in autostrada entro il 2023. Il giorno dopo l’esposto dei 5 Stelle all’Autorità anticorruzione che rischia di bloccare i cantieri per almeno altri 5 anni, Autostrada Pedemontana Lombarda rilancia e annuncia come intende portare avanti il mega progetto da oltre 4 miliardi di euro oggi fermo in Brianza.

L’occasione è arrivata con l’audizione sullo stato di avanzamento delle opere, che ieri mattina ha portato i vertici di Apl, Cal e Serravalle davanti alla commissione Ambiente della Camera.

Dopo la rottura dello scorso inverno con Strabag, il colosso delle costruzioni austriaco chiamato a realizzare le ultime tratte ma che in realtà è riuscito a costruire solo un piccolo pezzo per 200 milioni di euro, Pedemontana e la società concedente Cal, partecipata da Anas e Regione attraverso Infrastrutture Lombarde, si sono dati una nuova strategia che punta sul ridimensionamento del progetto e sulla ricerca di un costruttore che, così come è avvenuto per Brebemi e Tem, partecipi anche al finanziamento dell’opera. E per la prima volta si parla in modo esplicito di tagli e della rinuncia, o perlomeno di un corposo ridimensionamento, della tratta finale di Pedemontana, il lotto D da Vimercate alla Bergamasca, che da solo costa 1 miliardo di euro.

"Vorremmo ridimensionare l’opera con un obiettivo di project review – ha annunciato ieri in commissione il direttore generale di Concessioni autostradali lombarde spa, Giacomo Melis –. Arriveremo a Vimercate (con la realizzazione delle tratte brianzole B2 e C, ndr) entro il 2023 e stiamo studiando una soluzione alternativa alla tratta D, per non realizzare il ponte sull’Adda e le gallerie". Un’operazione di minore impatto ambientale e di sicuro risparmio, assicurano Cal e Apl. "Da est a ovest abbiamo già A4 e Brebemi", ricorda Melis, annunciando l’intenzione in questo modo di "ridurre i costi e migliorare la bancabilità dell’opera".

Come arrivare a questo risultato? Risparmiando con le modifiche al progetto e facendo una nuova gara per la realizzazione dei chilometri mancanti, visto che finora è stato realizzato solo il 30 per cento del progetto. "L’opera vale 4 miliardi e 100 milioni e ha pagato più di altre la crisi – ricorda l’ingegner Melis –. Stiamo aspettando la conclusione dell’iter di approvazione del secondo atto aggiuntivo della convenzione fra Cal e Apl". Approvato con firma interministeriale, l’atto che fa partire il conto alla rovescia dei 12 mesi entro i quali vanno trovati un costruttore che possa partecipare all’equity e il closing finanziario, è fermo alla Corte dei Conti per la registrazione: la magistratura contabile chiede la firma digitale, Apl e Cal dicono che non serve perché la prima convenzione risale addirittura al 1990.

Al braccio di ferro burocratico si sommano però non poche altre magagne, dalla necessità di trovare finanziatori al contenzioso con Strabag, approdato in Tribunale.

"Su 200 milioni di lavori già realizzati l’appaltatore ha iscritto 4 miliardi di riserve – continua Melis –. Un numero sproporzionato che ha condizionato l’attività del concessionario di reperimento dei finanziamenti: un debito così frena qualsiasi finanziamento bancario". Un contenzioso cui si è aggiunta la mancata approvazione del progetto esecutivo predisposto da Strabag: "Il progetto dele tratte mancanti B e C prevedeva 500 milioni di costo in più", passando da 1,7 miliardi a 2 miliardi e 200 milioni per completare l’opera. Di qui la risoluzione del contratto con il colosso austriaco per inadempimento e la richiesta di escussione della fidejussione da 260 milioni depositata dalla società, che ha replicato chiedendo i danni in Tribunale, dove però le riserve richieste sono scese da 4 miliardi a 380 milioni di euro. "Siamo in tribunale – dice il direttore generale di Pedemontana, Giuseppe Sambo –. La cosa più opportuna è cercare di raggiungere un accordo, e ci sono dei colloqui, ma non è facile".

Quanto ai conti di un’opera che doveva essere realizzata in project financing ma che finora è andata avanti col solo contributo statale, Melis conclude: "Sul fronte finanziario siamo lontani di 90 milioni rispetto al piano e bisogna arrivare a 800 milioni per la tratta D. Ne parleremo col ministro Toninelli per ridimensionare l’opera".