Senza Pedemontana rischio paralisi: le strade nei paesi restano sulla carta

In pericolo dodici cantieri essenziali per evitare il caos: niente i soldi

Autostrada Pedemontana

Autostrada Pedemontana

Monza, 17 settembre 2017 - Non solo autostrada. Ferma in attesa del giudizio del Tribunale di Milano sul fallimento non c’è solo la società nata per realizzare Pedemontana, ma anche tutte le opere di viabilità minore, le mitigazioni e le compensazioni ambientali. Pedemontana rischia in questi giorni di chiudere i battenti: da un paio di anni i cantieri si sono bloccati per assenza di soldi. Nata per collegare Varese a Bergamo passando dalla Brianza, la società ha già bruciato tutto il finanziamento statale (1,2 miliardi) per costruire meno di un terzo del tracciato e altri fondi non arriveranno. Servono 3 miliardi per completare l’opera, mentre il colosso delle costruzioni Strabag ne ha già chiesti altrettanti, le banche stanno alla finestra e gli automobilisti evitano le strade a pedaggio. Ma i guai non riguardano solo un’opera disegnata sulla carta. C’è la pianificazione di tanti comuni, fermi in attesa di capire che fine farà l’autostrada (un esempio è quello di Sulbiate, in Brianza), c’è la Provincia di Monza, chiamata con le sue limitate risorse a gestire la sicurezza della Milano-Meda (centomila veicoli al giorno), dove il progetto prevede l’abbattimento e la ricostruzione di ben 36 ponti.

E poi ci sono i destini dei proprietari di villette e capannoni sui quali pende l’esproprio, con le aziende che da anni vivono alla giornata, senza sapere se potranno mai espandersi o dovranno fare le valigie. Al colossale progetto di collegamento a pedaggio (87 chilometri con le tangenziali di Como e Varese) si affiancano altri 70 chilometri di viabilità locale tra opere connesse e lavori stradali. In tutto 100 milioni di euro da spendere per una dozzina di interventi di cui solo uno è stato realizzato, a Cassano Magnago, oltre ad altri 60 solo per i lavori di collegamento nei cinque comuni in Brianza, dove le ruspe non sono mai partite. Così come non è partito il progetto della Greeenway, l’autostrada parallela di 90 chilometri per bici e pedoni, 700 ettari di superficie, come un altro Parco di Monza. Tutto sulla carta. Gli ambientalisti di Insieme in Rete denunciano: «Sono stati rasi al suolo i boschi della Moronera a Lomazzo e del Batù a Lazzate. A Grandate hanno ripiantumato ma oggi gli alberi sono già morti». Non va meglio alle opere programmate coi comuni: «A Cislago hanno scelto di fare un campo sportivo, come se fosse una compensazione ambientale».

In Brianza i sindaci attendevano interventi decisi nel collegio di vigilanza: 60 milioni che Pedemontana già da un paio di anni ha detto di non avere, tanto che la Regione è intervenuta chiedendo una lista di opere prioritarie, anche queste in attesa. «Occorre una soluzione politica al problema – dice il presidente della Provincia di Monza, Roberto Invernizzi –. Abbiamo il problema della diossina e delle scelte viabilistiche bloccate. Va tutto ripensato». Tra le più importanti opere connesse in Brianza, dove tutto è in stallo dopo l’inaugurazione della Lomazzo-Lentate, ci sono la variante Sp32 novedratese a Cermenate, la variante Sp6 Monza-Carate da Sovico a Monza (altrimenti la tangenzialina dell’ospedale rischia di finire in un prato), la variante Sp3 di Bernareggio e il completamento della Sp60 che oggi finisce a Concorezzo.