Paolo Mantegazza, lo scienziato del sesso

Parlamentare, nell’Ottocento fu un autentico precursore, con studi che andavano dalla cocaina all’igiene fino alla fantascienza

Paolo Mantegazza

Paolo Mantegazza

Monza, 5 dicembre 2021 - All’altezza del numero civico 13 di via Zucchi, dove nacque, si scorge ancora una piccola targa. Gliel’hanno dedicata nel 1931, per il centenario della sua nascita. Quel giorno, si scomodarono le personalità più importanti dell’epoca. Anche Benito Mussolini non volle mancare alle celebrazioni organizzate il 30 ottobre al Teatro Ponti di Monza. Perché Paolo Mantegazza (1831–1910) era stato un personaggio, intellettuale, studioso e divulgatore di levatura eccezionale. Amato e a tratti odiato, perché in fondo - riconosceva lui stesso - "l’invidia non è altro che un odio per la superiorità altrui". Un precursore, come dimostra ad esempio il fatto che fu lui a creare a Pavia il primo laboratorio di patologia sperimentale in Europa, come del resto si devono (anche) a lui la prima cattedra di antropologia e il primo Museo di antropologia e etnologia, istituiti questi ultimi a Firenze. Animo curioso e appassionato della natura sin dalla più tenera età, a sedici anni si distinse per la prima volta dandosi da fare sulle barricate, in occasione delle Cinque Giornate di Milano.

Del resto, buon sangue non mentiva, dato che sua madre era già un personaggio notevole: si chiamava Laura Solera (una strada accanto alla Procura di Monza ne rammenta la figura), garibaldina di ferro, grande amica del condottiero che avrebbe portato all’Unità d’Italia. Il papà era invece il direttore dell’Ufficio postale di Monza mentre lo zio era canonico del Duomo. Ma proprio lo zio aveva in seguito disconosciuto il nipote: divenuto ammiratore e strenuo difensore di Darwin, oltre che esponente di vaglia del Positivismo, Paolo aveva dimostrato infatti un deciso anticlericalismo che non poteva far piacere al parente. L’esempio della madre sarà fondamentale per la sua formazione: oltre ad aver prestato assistenza ai feriti delle Cinque Giornate presso l’ospedale di Milano, la contessa Solera fondò la “Casa di ricovero per i bambini delle madri povere e oneste che lavorano fuori di casa“ e la “Scuola per le adulte analfabete“, dove per un breve periodo fu anche maestra, e, più tardi, la “Scuola professionale femminile”.

All’ammirazione sconfinata che Mantegazza nutriva per la madre ("una delle più grandi e soavi donne del Risorgimento italiano" la definì in uno dei suoi scritti) si deve la decisione di arruolarsi il 24 marzo 1848 nella Guardia civica: si ritrovò a fabbricare cartucce da distribuire a chi combatteva per l’indipendenza dal dominio austriaco. Diplomatosi all’età di 17 anni, Paolo Mantegazza si laureò a Pavia e iniziò la sua brillante carriera: diventerà anatomo-patologo, igienista, docente universitario. Le condizioni igienico-sanitarie e morali della popolazione, specialmente quella di più umili origine, furono il suo cruccio. Era nata da poco l’Italia e Mantegazza decise di entrare in Parlamento, prima come deputato e poi come senatore: voleva incidere a livello pratico sulla questione. E permettere al popolo e ai professionisti di far fronte alle questioni cruciali legate alla sanità pubblica: si battè sempre perché si affermasse una scienza igienica preventiva. Mantegazza maturò però in questi anni un certo disprezzo per il mondo politico, ma questo non gli impedì di denunciare la situazione "pietosa" in cui versava l’igiene in Italia, un Paese in cui "la sanità pubblica non ha avuto il posto al sole che deve avere". Intanto Mantegazza scriveva e divulgava tantissimo, nel tentativo di raggiungere fasce sempre più ampie della popolazione. A lui si attribuiscono almeno 1.418 titoli. Fra questi, anche il primo romanzo di fantascienza mai scritto in Italia, in cui si fondono il suo anticlericalismo e la sua cieca fiducia nella scienza: titolo, “L’anno 3000. Sogno“.

Oltre ai viaggi all’estero (visse a lungo in Sudamerica, dove – da autentico precursore – iniziò uno studio sistematico della cocaina e delle sostanze stupefacenti), uno dei principali argomenti di interesse che occuparono i suoi studi fu il sesso. Dimostrando ancora una volta il suo essere in anticipo sui tempi. Proprio agli approfondimenti dello scienziato monzese su questo tema ha appena dedicato uno studio completo lo studioso Matteo Loconsole: si intitola “Paolo Mantegazza. Alle origini dell’educazione sessuale” (Biblion Edizioni, Milano) e fornisce per la prima volta un’analisi sistematica dell’eclettico intellettuale. Un tema – quello del sesso – che viene affrontato in modo rivoluzionario, dove al fianco di alcuni stereotipi figli della sua epoca, ci sono illuminanti prese di posizione. Come quando Mantegazza sostenne ad esempio come fosse necessario che ogni mamma raccontasse alla propria figlia la verità sul sesso "senza emozione alcuna, senza nasconderle nulla come si trattasse della cosa più naturale di questo mondo". Non era facile a dirsi, quasi due secoli fa.