Muggiò, litigò e uccise il figlio: padre scarcerato

Battaglia di consulenze sulle cause della morte: infarto per lo stato di agitazione per i colpi col batticarne?

La tragedia accadde la mattina del 9 dicembre 2018 in una villetta di Muggiò

La tragedia accadde la mattina del 9 dicembre 2018 in una villetta di Muggiò

Muggiò (Monza e Brianza), 11 dicembre 2019 - I consulenti di accusa e difesa si confrontano davanti alla giudice sulle cause dell’infarto che ha ucciso Gianluca Colleoni. E alla fine il padre della vittima, imputato di omicidio volontario per la morte del figlio, ottiene la revoca degli arresti domiciliari e torna libero. È accaduto ieri al processo col rito abbreviato davanti alla gup del Tribunale di Monza Emanuela Corbetta nei confronti di Mario Colleoni, il pensionato di 72 anni che il 9 dicembre 2018 ha aggredito dopo l’ennesima lite nella loro villetta a Muggiò, colpendolo alla testa con un batticarne, il figlio di 48 anni che da anni abusava di droga e alcol. L’autopsia eseguita sul corpo del 48enne ha evidenziato la morte per infarto, ma la pm Stefania Di Tullio ha chiesto il rinvio a giudizio per omicidio volontario del 72enne concludendo che i colpi inferti hanno causato al figlio "l’insorgenza di reazioni stressogene da aggressione" tali da provocarne la morte. Una conclusione a cui si oppone l’avvocata Manuela Cacciuttolo, che difende il pensionato.

La legale si è rivolta per la consulenza tecnica al medico legale Arnaldo Migliorini e al professor Domenico Corrado, cardiologo dell’Università di Padova che si è occupato anche del caso Astori, il calciatore morto nel sonno per problemi al cuore. Secondo questa perizia, la reazione di stress che ha portato all’ischemia mortale di Gianluca Colleoni è stata causata non dai colpi ricevuti, ma da fatti precedenti che si sono concatenati: il 48enne aveva avuto un incidente stradale poche ore prima e aveva distrutto l’auto e, a causa dell’assunzione di sostanze alcoliche e stupefacenti, era in preda a uno stato di forte agitazione, che lo aveva portato a inveire violentemente tra le mura domestiche. Quindi non esiste per la difesa il nesso causale tra il decesso e i colpi inferti dall’imputato. Ora la giudice potrebbe decidere di disporre una terza consulenza, nominando d’ufficio propri periti, oppure procedere con la discussione del processo, dove si è costituita parte civile per il figlio di 9 anni la ex compagna di Gianluca Colleoni, la cui relazione sentimentale era naufragata dopo la nascita del bambino. Lei se ne era andata col piccolo, mentre il 48enne era tornato a vivere coi genitori.