Dove è morto? Slitta il funerale di una vittima dell'incidente alla Lamina

Ritardi sul certificato: l’ospedale diviso fra due comuni

Fiori per gli operai della Lamina

Fiori per gli operai della Lamina

Burago Molgora (Monza Brianza), 25 gennaio 2018 - A un'altra sarebbero saltati i nervi, ma non a Isabella Santamaria, la moglie di Marco, l’elettricista di Burago morto nel forno killer alla Lamina di Milano, dieci giorni fa, con altri tre colleghi, i fratelli Arrigo e Giancarlo Barbieri e Giuseppe Setzu. Lei, con la compostezza che non l’ha abbandonata neanche nella tragedia, parla del «disguido burocratico» per cui i funerali del marito potranno tenersi solo domani mattina nella piccola chiesa dei santi Vito e Modesto.

È colpa del bizantinismo del moloch, il mostro di adempimenti, scartoffie e regole che non arretra neppure di fronte al dolore. Il doppio ingresso del San Raffaele, l’ospedale dove l’operaio è stato trasportato dopo l’intossicazione, uno su Milano, l’altro su Segrate, è alla base del «conflitto di competenze» sul certificato di morte. Alla fine, il rimpallo, pare favorito dal mancato accordo fra amministrazioni, si è tradotto nel ritardo. «Abbiamo aspettato senza rabbia. Sono i giorni più difficili della nostra vita». La giovane vedova parla per sé e per i suoi bimbi, Davide di 5 anni e Michela di 3, che fra poco saluteranno per l’ultima volta il papà. Hanno sperato che tornasse a casa, nell’allegra palazzina a due passi da Monza dove vivevano, che «i dottori lo curassero», ma, quasi subito, la mamma ha preferito la verità: «È volato in cielo».

Isabella spera che il tempo non cancelli il suo ricordo che loro, così piccini, dovranno tenersi stretto per affrontare le prove che verranno. «Non li lassceremo soli», ripete il sindaco Angelo Mandelli, che ha proclamato il lutto cittadino. Accanto a lui, domani, a rendere onore al feretro, ci sarà il prefetto di Monza, Giovanni Vilasi. «Un modo per dire che le istituzioni sono unite nel combattere il fenomeno delle morti bianche», aggiunge. «Siamo scossi, non riusciamo ancora a crederci». La piccola comunità aspetta di dare l’ultimo saluto a Marco. «Era così buono», sussurra la moglie, accarezzando una foto che li ritrae nell’ultima vacanza in montagna, all’Epifania. Sembra un secolo fa. «Spero solo che non si sia accorto di niente, che sia stato un attimo. E, poi, il buio».