Omicidio Seveso, l'assassino di Elizabeth si fa avanti: "Adesso voglio parlare anch'io"

Dopo il silenzio iniziale, Vittorio Vincenzi ha annunciato che intende farsi interrogare

Vittorio Vincenzi

Vittorio Vincenzi

Seveso (Monza e Brianza), 28 novembre 2016 - Interrogatorio con il pm e autopsia. Si apre una settimana decisiva per le indagini sull’omicidio di Elizabeth Huayta Quispe, la peruviana di 29 anni che mercoledì sera è stata strangolata dal compagno Vittorio Vincenzi, 56 anni, da cui ha avuto due figli di 1 e 3 anni, nella loro abitazione in piazza Mazzini a Seveso. L’uomo, che si trova in carcere con l’accusa di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dalle sevizie,  dopo la convalida dell’arresto decisa dal gip del Tribunale di Monza Patrizia Gallucci si è avvalso della facoltà di non rispondere alle domande del giudice, su consiglio dei suoi difensori, gli avvocati Ennio Amodio e Massimo Bassi. Ma ha già annunciato la sua intenzione di chiedere di essere interrogato dal magistrato titolare dell’inchiesta, la pm monzese Giulia Rizzo, dopo avere preso visione dei documenti delle indagini, per chiarire la sua posizione. 

Il 56enne ha confessato di avere strangolato la compagna con cui viveva da «separato in casa» perché «non riusciva più a sopportarla», ma nega di avere premeditato il delitto e di avere usato sevizie sulla donna. Aggravanti contestate dalla Procura per il fatto di avere messo un armadio davanti alla cucina per impedire al figlio di 3 anni ancora sveglio di raggiungerli e per avere immerso la testa della donna in una pentola di acqua bollente «per essere sicuro che fosse morta» provocandole ustioni al volto. Vittorio Vincenzi sostiene invece che lo spostamento dell’armadio è avvenuto dopo il delitto e che l’acqua nella pentola non era calda. A chiarirlo sarà l’autopsia, che sarà eseguita in questi giorni dopo la nomina dei consulenti medico legali. Intanto a Seveso in questi giorni non si parla d’altro e ieri, durante le funzioni religiose anche il clero ha voluto ha voluto esprimere la vicinanza ai famigliari sui bollettini parrocchiali e sul sito della parrocchia di San Gervaso e Protaso.

«Un figlio della nostra comunità ha compiuto uno dei più terribili delitti: ha ucciso la madre dei suoi figli – si legge nel commento -. È colpa dello Stato, delle forze di polizia, dei Servizi sociali, dei vicini, dei parenti? Inutili domande che mascherano la responsabilità che tutti noi abbiamo nell’aver coperto il cielo con i fumi del nostro desiderio di denaro, di successo, di facile amore. Fra le stelle che indicano il cammino (quel codice morale che ci suggerisce ciò che è bene e ciò che è male) vi è anche una indicazione chiara e precisa che ci viene dalla fede cristiana: si può giudicare l’atto meschino e infame che è stato compiuto, ma nessuno ha il diritto di giudicare la persona. Maria, ci aiuti a tacere, pregare per la Salvezza Eterna della vittima, per i suoi piccoli figli, per tutte le persone travolte dalla vicenda ma ci aiuti anche a ritornare a pensare al senso per la nostra vita di ciò che è accaduto accanto a noi».