Duplice omicidio di Ornago, l'autopsia complica il giallo

Nessuna ferita sul corpo della donna trovata cadavere in casa con la madre

I Ris al lavoro nella casa di Ornago

I Ris al lavoro nella casa di Ornago

Ornago (Monza Brianza), 19 febbraio 2018 - Sul corpo di Marinella, trovata morta insieme alla madre, non ci sarebbero ferite. Nessuna coltellata, nessun foro da arma da fuoco. E neppure fratture. Sono le prime indiscrezioni che filtrano dall’autopsia sulla nipote di Paolino Villa, l’ex assessore di Ornago in carcere dall’11 febbraio con l’accusa di avere ucciso lei e la sorella Amalia.

È presto per trarre conclusioni, per tracciare un quadro credibile – cioè per ricostruire cosa sia successo esattamente nell’appartamento al secondo piano del piccolo centro brianzolo - bisognerà incrociare i dati emersi dall’esame sul cadavere della madre, cominciato sabato, con i match raccolti dai Ris. Venerdì gli esperti dei carabinieri hanno trascorso l’intera giornata nella casa della mattanza. Importanti chiarimenti arriveranno anche dagli esami tossicologici e istologici sulle donne. Agli investigatori il compito di spiegare l’abbondante presenza di sangue nella camera da letto delle vittime, alla luce dei primi riscontri evidenziati dai patologi. A chi apparteneva? All’anziana mamma, sembrerebbe plausibile a questo punto. Madre e figlia giacevano riverse sul pavimento, lontane una dall’altra, prone. Un solo dato è certo: il fratello-zio, presunto assassino, è rimasto per giorni con i cadaveri nella stanza accanto. A separarlo da loro, solo il bagno, prima della macabra scoperta, avvenuta per caso il 10 febbraio, quando un conoscente ha suonato il campanello per avvisare che Paolino si era sentito male al bar

. La porta era aperta e lui si è trovato difronte una scena terribile, scandita da un silenzio irreale e da un olezzo inequivocabile. In salotto e in cucina era tutto in ordine, ma quando è entrato in camera, ha visto i corpi. E’ nei rapporti fra i tre, che convivevano da anni, che si scava per risolvere il giallo. Amalia e Marinella conducevano una vita molto ritirata, Paolino era il loro contatto con il mondo. Ma negli ultimi tempi, il pensionato, protagonista di tante battaglie sempre dalla parte dei più deboli e della comunità dove tutti conoscono tutti, era scivolato in un declino lento e inesorabile. Nella sua vita l’alcolismo non era più solo un fantasma da scacciare, ma una realtà quotidiana. Un dramma consumato nel silenzio generale. Probabilmente, le sole che avevano provato a farlo rinsavire erano la nipote e la sorella e forse sono proprio i contrasti seguiti a questa battaglia fra le mura domestiche all’origine della tragedia. Il volontario in cella da una settima tace spaesato. Chi lo avvicina, è certo che non si renda conto di essere al centro di un caso terribile.