Solaro, trovato morto nel box: il killer respinge le accuse

Mario Zaffarana, in carcere per l'omicidio di un vicino, ha chiesto di essere liberato

I carabinieri sul luogo del delitto

I carabinieri sul luogo del delitto

Solaro (Monza e Brianza), 22 aprile 2018 - Rifiuta l’accusa di essere il killer del vicino di casa e ricorre al Tribunale del Riesame di Milano contro l’ordinanza che lo ha portato in carcere. Domani si terrà l’udienza al tribunale della libertà per Mario Zaffarana, il muratore 59enne accusato di omicidio volontario premeditato per la morte di Michelangelo Redaelli, il disoccupato 54enne di Solaro trovato senza vita nel garage della sua abitazione pochi giorni prima di Natale. A presentare il ricorso è stato il difensore di Zaffarana, l’avvocato Cristina Schiatti.

Già all’interrogatorio di garanzia nel carcere di Monza da parte del gip del Tribunale monzese Emanuela Corbetta, che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare nei suoi confronti chiesta dal pm della Procura di Monza Carlo Cinque, il muratore aveva negato la pesante accusa, contestando la ricostruzione di luoghi e orari fatta dai carabinieri della Compagnia di Desio che lo hanno identificato come l’assassino di Redaelli. Infatti per poter portare a termine le indagini i militari hanno dovuto ricostruire ogni tassello della dinamica e della scena del delitto, il possibile movente, ma anche la personalità di Redaelli e di Zaffarana che sarebbe il movente del delitto.

Al centro litigi per presunte "molestie condominiali" del 54enne, che viveva da solo con dei comportamenti ritenuti maniacali. Quindi il 59enne avrebbe deciso di farla pagare definitivamente a quel vicino che ormai odiava, sferrandogli a sorpresa due fendenti alla gola mentre era nel box. Dopo l’omicidio – come certificato dal segnale Gps della sua macchina – il killer avrebbe lasciato Solaro, sarebbe passato da un campo incolto a Cesate e sarebbe andato al lavoro. Quello stesso pomeriggio, poi, sarebbe andato da un notaio per firmare il rogito per l’acquisto della sua nuova casa – un appartamento a Limbiate – e in serata si sarebbe incontrato con due amici. Proprio a loro – e questo è stato il primo errore dell’assassino – avrebbe raccontato di aver fatto tardi perché nel suo condominio era stato trovato il cadavere di un uomo, che in realtà verrà scoperto dai carabinieri soltanto il giorno successivo dopo l’allarme lanciato da un conoscente della vittima, preoccupato perché non gli rispondeva al telefono. Contro Zaffarana anche una traccia di Dna trovata dal Ris sulla giacca della vittima che apparterrebbe al muratore.