Omicidio di Besana Brianza, nuove testimonianze

Uccise il vicino, istigato dalla sorella, per le liti tra il suo cane e il gatto

Delitto Giuseppe Piazza

Delitto Giuseppe Piazza

Besana Brianza, 17 settembre 2018 - Torna in aula l’omicidio tra vicini di casa per le liti tra il cane e il gatto. Nuove testimonianze sono previste oggi alla ripresa del processo davanti alla Corte di Assise di Monza per la morte di Giuseppe Piazza, 55 anni, ucciso nel pomeriggio del 22 giugno del 2017 a colpi di pistola da Michele Scarfò, 56enne, davanti alla casa di ringhiera di Besana Brianza dove la vittima viveva da anni in un incancrenito clima di liti di vicinato con la sorella di Michele Scarfò, Angela, 61 anni.

Il killer e sua sorella, ritenuta mandante dell’omicidio del vicino di casa, sono ora coimputati di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi. A contestare la pesante accusa è il sostituto procuratore monzese Alessandro Pepè titolare delle indagini. Mentre la moglie della vittima, Mariangela Macrì, 52 anni, sposata da 2 anni con Giuseppe Piazza e i tre figli dell’uomo nati da un precedente matrimonio si sono costituiti parti civili al processo, rappresentati dagli avvocati Luisa Bordeaux e Christian Galantucci.

Secondo l’accusa, Michele Scarfò ha materialmente sparato, ma la pistola calibro 7,65 era della sorella Angela (nella cui abitazione sono state trovate le munizioni), che l’avrebbe indotto ad affrontare il vicino di casa quindi deve rispondere di concorso morale nell’omicidio. Michele Scarfò, ancora detenuto in carcere e difeso dall’avvocato Patrizio Lepiane (mentre la sorella è difesa dall’avvocato Giuseppe Russolillo Katzaitis), sostiene invece che si è trattato di legittima difesa o quantomeno di omicidio preterintenzionale perchè tra i due uomini era nata una discussione e poi una colluttazione in cui Giuseppe Piazza, che brandiva una specie di frusta artigianale con alle estremità dei tondini di ferro, era con tutto il peso del suo corpo sopra Scarfò e a lui è partito il colpo di pistola mortale. «La frusta l’abbiamo trovata sotto ad un fianco di Giuseppe Piazza quando abbiamo spostato il corpo - ha dichiarato in aula il capitano Daniele Brasi, vicecomandante della Compagnia dei carabinieri di Seregno - Ma il Ris ha escluso tracce biologiche di Scarfò sull’arma».

Davanti ai giudici ha già testimoniato anche la moglie di Giuseppe Piazza. «Quando ho sentito tre spari, sono scesa in cortile e ho visto mio marito in piedi che si teneva una mano sul fianco. Mi ha detto che era stato Michele Scarfò a sparargli. Abbiamo fatto pochi passi verso casa ma si è appoggiato al corrimano delle scale e si è accasciato - ha raccontato Mariangela Macrì - I problemi nel condominio sono iniziati quando Angela Scarfò è venuta ad abitare perchè lei ha un cane e noi un gatto e lei faceva uscire il cane quando la gattina era in cortile facendola spaventare. Una parola tira l’altra ed era un continuo litigare, denunce, carabinieri. La specie di frusta serviva a mio marito per farsi seguire dalla gattina quando la portava fuori».