Monza, il nuovo comandante della Locale: "Mini daspo, taser e buon senso"

Pietro Curcio ha assunto il comando dei "ghisa". Ecco il suo "piano" per sicurezza e decoro urbano

Pietro Curcio, comandante della Polizia Locale

Pietro Curcio, comandante della Polizia Locale

Monza, 14 febbraio 2019 - “Equilibrio”. Lui ne parla con tono di voce basso e la sensazione è che questo (e il buon senso) siano il suo marchio di fabbrica. Non è un muscolare, Pietro Curcio, classe 1961, nuovo comandante della polizia locale di Monza. Passata la buriana portata dal suo predecessore Vergante, decisamente più coreografico, costretto a dimettersi per lo scandalo concorsi, Curcio si presenta come un dirigente operativo ma difficilmente lo si vedrà girare in mimetica.

Prudente e determinato, è venuto a Monza, "perché è una città importante e prestigiosa, non certo per i soldi".

Si racconti.

"Ho cominciato nel 1980, come agente semplice: a Sesto San Giovanni".

La svolta?

"Quando al servizio militare sono entrato nei carabinieri: ero di stanza a Lissone quando i terroristi assassinarono il comandante, il maresciallo Valerio Renzi. Non dimenticherò mai quel giorno. Erano gli anni di piombo e ogni giorno c’erano fatti di sangue".

Intanto studiava.

"Mi sono dato da fare per progredire e mi sono laureato in Giurisprudenza".

Di nuovo la Brianza.

"Nel 1984, vinsi un concorso e lavorai per tre anni a Brugherio. Poi tornai a Sesto e per 15 anni, dal 2004 al 2018, ho guidato la sua polizia locale".

Qualche anno fa è finito sui giornali negli Usa.

"Avevamo fatto il record nazionale di “ordini di allontanamento”: più di 300".

Il degrado urbano è il suo pallino.

"Il sindaco ha competenze specifiche contro accattonaggio molesto, prostituzione, bivacchi, movida, spaccio di stupefacenti, abuso di alcolici, scadimento della qualità della vita, percezione della sicurezza...".

A Monza ci andrà a nozze.

"È la sicurezza urbana: per questo attendiamo il nuovo regolamento di polizia urbana: ci aiuterà, andando a recepire ad esempio il Decreto sicurezza".

Gli ordini di allontanamento (per 48 ore), o mini-daspo, servono?

"È l’unica maniera per intervenire a nostra disposizione. In caso di reiterazione e pericolosità, il Questore può trasformarli in Daspo urbani (allontanamento per 6 mesi-1 anno) passando dal provvedimento amministrativo a quello penale".

Non accade molto spesso...

"Vero ma, dati alla mano, l’allontanamento, nel 90% dei casi, se applicato in modo rigoroso e costante è servito. A Sesto ad esempio ha risolto molti problemi: su 200 persone allontanate solo il 10% è tornato. La polizia locale deve essere attenta, sia con chi merita di essere punito, sia con chi ha bisogno di aiuto: a volte basta una segnalazione ai servizi sociali per risolvere una situazione di disagio".

A Monza ha trovato il Nost, Nucleo operativo sicurezza urbana.

«E continuerà, anche se non sarò io a guidarlo».

E l’operazione Scorpione, pallino di Vergante?

"Ma io sono solo una formica (ride), bisogna fare i conti con le risorse a disposizione, collaborare con le altre forze dell’ordine e agire in maniera intelligente".

Anni fa tentarono di fare un nucleo di agenti a cavallo.

"A me basterebbe avere qualche uomo in più: siamo risicati e i nostri agenti mediamente non sono giovani".

E il cane “antidroga” Narco?

"Quando sono arrivato era già qui: se potrà servire, lo useremo".

E il Taser? L'assessore alla Sicurezza lo vorrebbe introdurre a Monza. E Lei?

"Da tecnico dico che è uno strumento efficace: consente di risolvere situazioni critiche senza ricorrere all'uso delle pistole, decisamente più pericolose".

Ha deciso di vigilare su chi usa il cellulare in auto.

"Questo è un provvedimento tutto mio: l’uso degli smartphone ha cambiato tutto, in troppi li usano al volante, ma è come guidare bendati... Per questo ho deciso di mandare agenti in borghese in moto per controllare le auto in marcia".

Funziona?

"Stiamo dando parecchie multe, solo 8 l’altro giorno: massimo risultato col minimo sforzo. E una seconda pattuglia con divise e insegne segue quelle in borghese in modo da far capire all’automobilista fermato che è tutto vero, può fidarsi: non è una trappola".