"Non ho simulato, indagate ancora"

Il sindaco accusato di essersi mandato da solo le mail con le minacce non ci sta

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Il sindaco di Ornago non accetta l’accusa di simulazione di reato e rilancia chiedendo che venga accertato con una perizia il suo ruolo di vittima di un hacker riuscito a passarsi per lui sulla Rete inviando le email con frasi intimidatorie e le sue foto insanguinate. Daniel Siccardi continua a proclamarsi innocente e, dopo la notifica della conclusione delle indagini da parte della Procura di Monza, è tornato dai magistrati col suo difensore, l’avvocato Francesco Montesano, con la richiesta di fare luce sulla vicenda per verificare l’ipotesi che qualche esperto informatico si sia fatto passare per lui per metterlo nei guai

Il primo cittadino era andato dai carabinieri di Vimercate di avere ricevuto messaggi di minacce che, come scriveva lui stesso su Facebook, alludevano "a una fine tragica". Siccardi, eletto nel 2019 con la lista Siamo Ornago, nella denuncia raccontava di essere stato minacciato via posta elettronica da una persona di nome Freddy, che gli avrebbe inviato frasi minatorie e sue foto insanguinate.

Per i pubblici ministeri della procura monzese avrebbe anche simulato il ritrovamento di volantini dello stesso tenore minatorio nel suo ufficio. "Questa sera ho provveduto ad effettuare una denuncia nei confronti di ignoti a seguito di minacce scritte che alludono ad una fine tragica e molte fotografie che mi ritraggono in uno stato “sanguinoso”– aveva scritto Siccardi su Facebook il 28 aprile scorso -. Non lo dico tanto nei miei confronti, ma per preservare e proteggere le persone a me care, soprattutto la mia famiglia". Un gesto che aveva fatto scattare la solidarietà di concittadini e altri amministratori locali. Durante le indagini svolte dai carabinieri, i suoi dispositivi informatici sono stati analizzati e Siccardi interrogato. Al termine dell’inchiesta, coordinata dalla procuratrice aggiunta Manuela Massenz, la Procura ha deciso di chiudere le indagini e si appresta a chiederne il rinvio a giudizio ritenendo di aver smascherato il colpevole dei messaggi minatori: lo stesso Daniel Siccardi. Dal computer sul quale sarebbero pervenute le email, gli investigatori sono risaliti alla fonte, hanno svolto i debiti accertamenti e concluso che Siccardi se le sia inviate da solo. Gli indirizzi Ip dai quali risultano trasmessi i messaggi sono – ad avviso degli inquirenti – tutti riferibili al sindaco. Ma Siccardi non ci sta e vuole ottenere nuovi approfondimenti tecnici.

S.T.