Giornata mondiale dell'infermiere: "Noi, eroi calpestati"

Il Nursind nel giorno dedicato alla categoria: chiediamo il riconoscimento economico e professionale

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di Cristina Bertolini

Giovedì 12 maggio, Giornata internazionale dell’infermiere. "Niente affatto – dice Donato Cosi, coordinatore regionale di NurSind e componente della direzione nazionale NurSind, il maggiore sindacato di categoria – è la Giornata Internazionale dell’eroe osannato, ma sempre sbeffeggiato dalla politica locale e nazionale. Tutti a chiamarci eroi nel pieno della pandemia, e poi a dimenticarci e calpestarci quando abbiamo chiesto quanto ci spetta". Per il 12 maggio il NurSind Lombardia non chiede sermoni e ringraziamenti, ma rivendica il mancato riconoscimento economico della professione; per dire basta alla retorica degli eroi e degli angeli che poi vengono abbandonati dalle istituzioni, anche quando vengono portati in tribunale a causa delle pecche del sistema. Rivendicano stipendi più alti visto che gli infermieri italiani sono quelli con lo stipendio più basso in Europa; protestano contro le condizioni di lavoro insostenibili e la decennale carenza di personale; contro le aggressioni da parte degli utenti generate da un Sistema sanitario nazionale che fa acqua da tutte le parti; per frenare la sempre più diffusa diaspora di professionisti i quali, piuttosto che lavorare in queste condizioni, si licenziano. Ma anche per vedere riconosciuta la loro reale professionalità e per avere più infermieri docenti anche nelle università. Ancora prima dell’inizio dell’emergenza sanitaria avevano lanciato l’allarme di una sanità pubblica a rischio collasso per mancanza di infermieri. "E dopo due anni di pandemia nulla è cambiato e ci ritroviamo a chiedere le stesse identiche cose che abbiamo chiesto a maggio 2020 e poi ribadito a maggio 2021 – prosegue Cosi – E oggi rinfreschiamo la memoria a chi nei Palazzi del potere, sembra essersi dimenticato: In Lombardia servono 10mila infermieri, di cui 600 in Brianza. Manca il ricambio generazionale, mancano assunzioni. Dopo due anni di turni estenuanti che hanno spremuto fisicamente e psicologicamente il personale non si può continuare a far finta di nulla, e vendere più prestazioni alla popolazione, facendo sempre conto sulla coperta corta degli infermieri. Erano pochi nel 2019, adesso dopo tre anni sono ancora pochi, ma anche stanchi e amareggiati". Niente rinnovo del contratto, lavoro a ritmi stressanti anche dopo il Covid, nonostante l’impegno di Regione Lombardia che a gennaio aveva promesso incremento di stipendio e riconoscimento professionale.