Nessuna tortura, assolto dopo 5 anni

L’Arma aveva dovuto sospenderlo con un collega per le accuse di pestaggio lanciate da un pluripregiudicato

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di Dario Crippa

Non avevano fatto niente. Non avevano picchiato, non avevano torturato, non avevano mentito. Eppure due carabinieri, all’epoca in servizio al Nucleo operativo e radiomobile di Monza, si erano trovati sospesi per un anno dal servizio. A mezzo stipendio. Con accuse pesantissime e infamanti: aver picchiato a sangue una persona che avevano appena arrestato, e aver “truccato” le carte per coprire il proprio comportamento. Dopo cinque anni, dopo essere stati reintegrati in servizio dopo un anno dal Tribunale del Riesame di Milano ma costretti a farsi trasferire in altra sede, è arrivata l’ultima parola del Tribunale di Monza anche per l’ultimo imputato, l’appuntato A.F. E la parola, anzi frase, è "assoluzione perché il fatto non sussiste". Come chiesto alla fine dalla stessa pubblica accusa.

Il suo collega, che aveva scelto il rito abbreviato, ne era già uscito: condannato in primo grado, ma assolto pure lui in Appello.

I fatti. Tutto era cominciato il 19 ottobre 2017, quando un ragazzino di 13 anni era stato aggredito da un tunisino, che gli aveva strappato il cellulare. Quest’ultimo si chiama Mohamed M., aveva 33 anni, parecchi precedenti penali e conclamati problemi di tossicodipendenza (eroina e cocaina). E per fuggire aveva portato via a forza anche la bicicletta a un passante. Il mattino dopo, i due carabinieri erano però riusciti a rintracciare il rapinatore alla Fossati e Lamperti, ex fabbrica abbandonata divenuta rifugio di senzatetto e criminali. Erano stati colpiti con una catena, ma alla fine il delinquente era stato immobilizzato e arrestato. I problemi iniziano qui. Il tunisino racconterà infatti di essere stato sottoposto a un lungo pestaggio in caserma (“30 minuti di manganellate”). La denuncia colpisce i due carabinieri, che finiscono sotto inchiesta da parte della Procura. E si ritrovano sospesi dal servizio con l’interdizione dai pubblici uffici per lesioni, falso e calunnia. Ma erano innocenti. E Mohamed M. è attualmente detenuto perché ha continuato a delinquere, tanto che era stato arrestato anche dalla polizia per un’altra rapina in centro a Monza. "Siamo molto contenti - commenta l’avvocato Marco Flore -, il mio cliente non c’entrava nulla, ha scelto il rito ordinario per dimostrarlo ma il Covid ha allungato i tempi. I medici hanno confermato che la presunta vittima, pluripregiudicata, non aveva ferite, ma solo un herpes scambiato per un’escoriazione. E i segni di astinenza da stupefacenti: hanno voluto vederci un altro “caso Cucchi”, non era così, ma per dimostrarlo due carabinieri hanno attraversato l’inferno: ci riserviamo ora di chiedere un risarcimento". "Non c’era bisogno di andare lontano, bastava leggere gli atti" sospira la moglie del militare.