Nessuna autopsia sul piccolo Arli

La Procura non è intenzionata a chiedere altri esami sul bambino di 2 anni precipitato dalla finestra di casa

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di Dario Crippa

Nessuna autopsia, nessun iscritto sul registro degli indagati. È soltanto il tempo del dolore, è il tempo della riflessione. Il piccolo Arli, il bimbo di due anni precipitato giovedì mattina scorso dalla finestra della sua abitazione a Brugherio, è morto. L’agonia, protrattasi per due giorni, non ha portato a nessun miracolo. L’altro pomeriggio all’ospedale San Gerardo di Monza è stato dichiarato ufficialmente il decesso. Troppo gravi le ferite riportate nella caduta, da un’altezza di oltre 15 metri. La famiglia del piccolo, di origine albanese, padre e madre di 25 anni, era al lavoro, il bambino ha eluso la sorveglianza a cui era sottoposto dal nonno di 60 anni, si è arrampicato sul termosifone sotto la finestra della camera da letto, si è sporto a guardare ed è scivolato precipitando nel cortile. Erano le 11.30 e immediatamente sul posto sono usciti disperati il nonno e i vicini, in un caseggiato in via Bachelet 5. Resta ancora da definire che piega prenderanno le indagini. La Procura si muove con i piedi di piombo. La cosa certa è che non è stata disposta alcuna autopsia sul corpicino del piccolo. Il sostituto procuratore Alessandro Pepè e il procuratore capo Claudio Gittardi tengono le bocche cucite. Sembra però non ci sia intenzione di iscrivere qualcuno sul registro degli indagati, "anche se valuteremo gli elementi" chiosa Gittardi. La finestra era molto bassa, confermano i vicini, "i nostri caloriferi sono bassi e un bambino ha la possibilità di arrampicarsi fino alle finestra". Purtroppo il bambino non è caduto direttamente di sotto, "dove sarebbe atterrato su un cumulo di foglie, ma è rimbalzato sulla tapparella del secondo piano - spiegava l’altro giorno Giovanni Grieco, punto di riferimento nel condominio - ed è stato sbalzato oltre il prato, sul cemento". Quando i soccorritori sono sopraggiunti al quartiere San Damiano di Brugherio, e con loro anche i carabinieri della Compagnia di Monza agli ordini del maggior Emanuele D’Onofri, ci si è resi conto immediatamente che le condizioni del piccolo erano disperate.

La corsa all’ospedale San Gerardo di Monza, dove il bimbo è stato ricoverato nel reparto di Neurorianimazione, non ha sortito gli effetti sperati. Arli era troppo grave e giovedì anche i medici hanno dovuto arrendersi davanti all’evidenzai: non c’era più nulla da fare. Ai carabinieri non è rimasto altro che ricostruire quanto accaduto, anche se non è stato semplicissimo soprattutto all’inizio dato che il nonno, unico adulto in casa col piccolo al momento del tragico incidente, aveva accusato un malore, oltre al fatto che non di destreggia bene con la lingua italiana.