Neonata abbandonata in una scatola a Monza: "Una mamma lasciata sola"

Nadia Rovelli, presidente dell’Ordine delle ostetriche: "Investire nell’assistenza per intercettare il disagio"

Ospedale

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Monza - ​«Com’è possibile che di questa mamma per 9 mesi non si sia accorto nessuno? Come è stato possibile che nessuno abbia saputo intercettare una situazione di fragilità e di disagio? Credo sia scandaloso che nel 2022, in una città come Monza, sia potuta accadere una cosa del genere. Che questa donna, questa madre, sia stata lasciata sola". Nadia Rovelli, presidente dell’Ordine delle ostetriche della Lombardia, non nasconde la sua preoccupazione. Perché "evidentemente la rete dell’assistenza territoriale non ha funzionato a dovere". Perché «la questione non è di realizzare negli ospedali le cosiddette ruote degli esposti dove lasciare i neonati senza abbandonarli per strada,. Dove sono state realizzate, non sono servite a molto. Quella in un convento a Città alta a Bergamo è stata chiusa perché veniva utilizzata soltanto per fare degli scherzi, e mi risulta che anche quella alla Mangiagalli di Milano non sia mai stata usata".

Il vero tema su cui "sono necessari interventi concreti e non scritti soltanto sulla carta è quello dell’assistenza territoriale alle adolescenti e alle donne gravide. Soprattutto in determinati contesti sociali magari più fragili di altri. Insomma – continua Rovelli –, tutti ricordiamo la tragedia della piccola Diana, abbandonata sola in casa a soli 18 mesi dalla madre e morta di stenti. Ecco, nessuno ha colto dei segnali di disagio durante la gravidanza e nell’anno e mezzo dalla nascita". Per questo Rovelli torna a ribadire l’importanza di investire nell’assistenza sul territorio: "L’ostetrica dev’essere il punto fermo a cui la donna si appoggia. Questa è la base".

Ma «qui in Lombardia il numero delle ostetriche nei consultori è sotto il minimo e le donne devono rivolgersi al privato, se e quando ne hanno la possibilità, quando invece in Emilia Romagna l’80% delle donne in gravidanza viene seguita proprio nei consultori". E’ perfettamente consapevole, la presidente delle Ostetriche lombarde, che certe situazioni sono complesse e "l’immigrazione clandestina, la presenza nelle nostre città di persone spesso invisibili, rendono complesso il lavoro di intercettare certi bisogni, ma serve anche una campagna di informazione". Rovelli si riferisce alla possibilità che la legge riconosce alle donne di andare a partorire in ospedale e successivamente di non riconoscere il neonato. "E’ il modo più sicuro sia per il bambino sia per la mamma – sottolinea –, per non arrivare a episodi come quello di Monza che, fortunatamente, ha avuto un lieto fine perché la piccola sta bene". Ma adesso sarebbe importante anche riuscire a identificare e rintracciare la mamma: "In queste situazioni anche la donna ha evidentemente bisogno di aiuto. E non è escluso che in questo caso specifico la mamma possa essere stata costretta, contro la sua volontà, ad abbandonare la figlioletta".