Gratteri: "Vi racconto come la 'ndrangheta ha il dominio della cocaina"

Intervista al noto magistrato della Dda fra i più esposti per la lotta contro la criminalità organizzata calabrese

Nicola Gratteri, il procuratore antimafia sotto attacco

Nicola Gratteri, il procuratore antimafia sotto attacco

Cesano Maderno (Monza e Brianza), 27 aprile 2015 - "Non esiste alcuna attività, lecita o illecita, più redditizia della cocaina". E la sua regina, è la ’ndrangheta. A spiegarlo, è uno dei magistrati della Direzione distrettuale antimafia che maggiormente provano a combatterla. Domani (ore 21.15) sarà al cinema-teatro Excelsior di Cesano Maderno di via San Carlo 20 per presentare il libro "Oro bianco". Storie di uomini, traffici e denaro nell’impero della cocaina. Assieme a lui, anche il coautore del volume Antonio Nicaso, giornalista, scrittore, uno dei massimi esperti di ‘ndrangheta, al tredicesimo libro scritto con Nicola Gratteri.

Racconti questo libro...

"Io e Nicaso siamo stati in Sudamerica, ma anche in Nord America, in Africa e in molti paesi dell’Europa per cercare di ricostruire le principali rotte della cocaina gestite dalla ‘ndrangheta. Abbiamo scoperto che in quasi tutti i paesi visitati la ‘ndrangheta ha contatti con guerriglieri, paramilitari, broker e criminali di ogni risma. Quella gestita dalla ‘ndrangheta è un’organizzazione efficientissima. In molti paesi si muove sotto traccia, passando quasi inosservata. Ma c’è ed è forte".

La droga ha permesso alla ‘ndrangheta di compiere il salto di qualità...

"È stata la prima in Europa a capire l’importanza della cocaina, quando questa sostanza era considerata droga d’élite. Ha inizialmente investito nel traffico di cocaina i riscatti dei sequestri di persona, ma soprattutto ha mandato uomini legati ai clan più importanti a vivere in Colombia, dove sono entrati in contatto con i produttori di cocaina, spuntando i prezzi migliori sul mercato".

Chi domina il mercato della droga in Europa?

"La ‘ndrangheta è l’organizzazione che gestisce molte delle rotte europee e africane. Ed è una delle organizzazioni criminali più accreditate in Sudamerica".

Quali sono i tragitti seguiti dalla coca?

"Le rotte principali sono quelle che partono dal Sudamerica e raggiungono l’Olanda, la Germania, il Belgio, l’Italia e lo coste galiziane della Spagna. La ‘ndrangheta ha saputo diversificare le rotte, con particolare attenzione a quelle che hanno come destinazione il porto di Gioia Tauro".

Come ha fatto la ’ndrangheta a diventare dominante?

"La ‘ndrangheta ha quasi il monopolio proprio per la sua capacità di avere uomini nei principali porti di partenza e di destinazione. Ha potuto anche contare su broker come Roberto Pannunzi che era tra i pochi ad acquistare la cocaina senza dover anticipare neanche un euro".

Solo cocaina?

"C’è un aumento dell’eroina. E la ‘ndrangheta mantiene buone relazioni con chi, in questo momento, gestisce questo traffico. Hascisc e marijuana, in misura minore, garantiscono profitti che, complessivo del traffico di droga, tenendo soprattutto conto della cocaina, rappresentano circa il 66 per cento del fatturato annuale della ‘ndrangheta".

Lo scrittore Forsyth ha scritto un thriller in cui immaginava che il traffico di cocaina venisse sconfitto: cosa servirebbe?

"La volontà politica di mettere appunto una risposta adeguata e concertata a livello globale. Diciamo da tempo, sia io che il prof. Nicaso, che le mafie si sono globalizzate, mentre l’azione di contrasto ancora non è riuscita a farlo. Noi questa difficoltà a lavorare in gruppo l’abbiamo toccata con mano, viaggiando in molti paesi del mondo".

Qual è il clan, se ce n’è uno, che ha il dominio della cocaina?

"Oggi, le famiglie di ‘ndrangheta si mettono assieme per importare quantitativi sempre più ingenti di cocaina. Più che di clan bisognerebbe parlare di cartelli».

La droga sembra avere un mercato fiorente in Lombardia, fra Milano e la Brianza...

«La Lombardia è la regione d’Italia in cui c’è maggiore presenza di locali di ‘ndrangheta. Tutti i clan più potenti hanno messo radici in Lombardia".

Se si legalizzassero le droghe (leggere in particolare) si sconfiggerebbero le mafie.

"Sono contrario alla legalizzazione delle droghe. Inoltre, non sono convinto che ci siano droghe leggere. Le droghe, senza esclusione alcuna, fanno male alla salute. Per quanto mi riguarda, non penso che legalizzando la vendita di sostanze come la marijuana si possa mettere in difficoltà le mafie. Il giro che controllano è enorme".

Diceva anni fa che la ‘ndrangheta si riesce a infiltrare in ogni grande appalto; e parlava anche dell’Expo.

"Sostengo da tempo che il problema più preoccupante non è che le mafie esistano, ma che siano state accettate. I soldi della cocaina fanno gola a molti. E le grandi opere servono alle mafie per rafforzare il loro potere sul territorio. Un modo per dire: noi ci siamo".

La nuova terra d’elezione della ‘ndrangheta sembra il Nord, la sensazione però è che ancora non sia stato scoperto tutto...

"Sono d’accordo con la sua sensazione. C’è tanto da fare. Ma ci sono bravi magistrati che si dedicano quotidianamente alla lotta alla ‘ndrangheta anche nelle regioni del Centro-Nord. Siamo lontani dai tempi in cui per questioni di marketing territoriale si negava la presenza delle mafie al Nord. Oggi c’è maggiore consapevolezza".

Per combattere la ’ndrangheta vive dal 1989 sotto scorta. Chi glielo fa fare?

"È una scelta che ho fatto molti anni fa. Non la rimpiango e vado avanti. Con coerenza, convinto di poter fare ancora qualcosa di utile per la mia terra e per il nostro Paese".

dario.crippa@ilgiorno.net