'Ndrangheta, dalla Calabria alla Lombardia: i viaggi di sola andata del crimine

I carabinieri hanno ricostruito il continuo traffico degli affiliati

Il Nucleo investigativo del Comando provinciale di Milano ha smascherato l’attività illecita della ‘ndrangheta in Brianza

Il Nucleo investigativo del Comando provinciale di Milano ha smascherato l’attività illecita della ‘ndrangheta in Brianza

Monza, 4 ottobre 2017 - L'attività di investigazione che ha portato all’applicazione delle misure di custodia cautelare ha avuto origine dagli approfondimenti avviati nel 2015 dal Nucleo investigativo del Comando provinciale carabinieri di Milano sui noti summit di ‘ndrangheta tenutisi a Legnano e a Paderno Dugnano, che sono già stati oggetto di indagini nell’ambito dell’operazione “Infinito”. Dai vari accertamenti i militari hanno progressivamente delineato l’autonomo nucleo di soggetti che, con una continua attività di pendolarismo dalla Calabria alla Lombardia, si dedicavano all’importazione, stoccaggio e commercializzazione di cocaina – la «bamba» come la chiamavano i sodali – con quantità che arrivavano anche a 50 chilogrammi per viaggio.

Dalle intercettazioni emergono i rapporti stretti tra le parti. Rosario Sarcone: «Da un anno e mezzo son cresciuti ! Da quando sono arrivati con Antonio (Callipari, ndr) c’è stata proprio una ...inc... li c’è stata ... abbiam fatto ..inc... una fusione...». Massimo Sculli: «Sì una fusione di merda... di merda proprio c’è stata...». Rosario Sarcone: «Sì ma tu hai voluto farla...». Donna: «Non li arrestano tanto ...inc... come non hai mai ascoltato». Interviene Sarcone: «Lui non è di San Luca, ma di Samo ... Sant’Agata». Anche Massimo Sculli dice la stessa cosa.

I due interlocutori, sempre in occasione della stessa conversazione si mostravano ben consapevoli dei legami dei loro sodali con le famiglie ‘ndranghetiste. «…. Alla ‘ndragheta di... vogliono mettere in piedi San Luca. Volevano fare la cosa tipo magico. San Luca a Milano...al nord inc..hai capito ? ». I due, inoltre, risultavano essere pienamente consapevoli della destinazione «calabrese» dei profitti illeciti e sottolineavano i rischi connessi al trasporto di ingenti quantità di denaro. «Non è quello Massimo e che anche a portare avanti e indietro i soldi, rischi per un cazzo, quelli mica sono i tuoi? un passaggio te lo do pure ben volentieri , (rivolto a Giuseppe Giorgi, ndr) , no ? Però , a me, nei casini, non mi tirate ! Perché non voglio stare nei casini! Come cazzo te lo voglio dire! Mo, quello lì...».

Massimo Sculli: «Nessuno l’ha chiamato .... o no? io quel giorno lì ... no no sai cosa ho fatto?!? quel giorno lì lui è venuto tutto in -inc- dagliela di qua... il giorno per giorno. Cioè io il giorno dovevo partire e la sera mi dici dagli ... Digli a Massimo... io l’ho tenuta qua e ho fatto da magazzino, ho rischiato e non ho preso niente, nessuno mi ha dato niente ... Peppe ... chi ?!?». Come emergerà dalle successive intercettazioni Sarcone consegnava per la custodia le armi a Massimo Sculli. In una conversazione nel corso della quale il primo metteva in guardia il secondo, sottolineando che era pericoloso custodire le armi del gruppo, tenuto conto che taluna di esse poteva essere stata in precedenza utilizzata per commettere gravi reati. Emergeva inoltre che Sculli custodiva una pistola e che avrebbe voluto impossessarsene traendo in inganno Giuseppe Giorgi e facendogli credere di averla persa.

«Mi serve la pistola, mi serve….quasi quasi me la tengo dai….nascosta, dopo la trova...inc....quando torna. Sarcone Rosario: e che cazzo gli dici? - Sculli Massimo:- Si è persa ..questo.....inc. Sculli Massimo:- eh? Se ne comprerò un’altra, che vi vuole a comprarsene un’altra, o no? Loro , no ? Ehe ? Sarcone Rosario:- quella la puoi anche bruciare, secondo me. Sculli Massimo: dici? Sarcone Rosario: la puoi tenere. Sculli Massimo:-quando torna poi parliamo glielo dici tu, poi ! ieri si stava ammazzando...inc..che me ne sono andato poi».