Morto nel box a Solaro: un omicidio premeditato, l’assassino tradito da Dna e gps

Il muratore ha covato per anni l’odio per il vicino e le sue abitudini maniacali,lo ha atteso nel box e accoltellato alla gola

I rilievi degli investigatori

I rilievi degli investigatori

Solaro (Monza Biranza), 5 aprile 2018 - Per poter portare a termine le indagini sul delitto di Natale i carabinieri della compagnia di Desio hanno dovuto ricostruire, tassello dopo tassello, non solo la dinamica e la scena del delitto, il possibile movente, ma anche la persona (e la personalità) di Michelangelo Redaelli. E di Mario Zaffarana, verso il quale dopo una decina di giorni si sono concentrate le indagini.

Perché è proprio dalle due diverse personalità che è nato lo scontro, sfociato nei primi litigi, poi in una aggressione, infine nelle coltellate mortali. Come una pentola a pressione, la pazienza del muratore 59enne, poi esplosa, per le presunte «molestie condominiali» del 54enne. Un solitario, Redaelli. Anche se non gli mancavano gli amici. E i soldi: non lavorava, viveva col denaro e i proventi delle due case ereditati alla morte dei genitori. Viveva da solo con dei comportamenti metodici, al limite del maniacale. Ordine e pulizia. Tanta pulizia. Della casa, trovata perfetta durante il sopralluogo, dai carabinieri. Dei vestiti, che regolarmente portava in una lavanderia della zona. Della macchina, comprata da circa un mese e che lavava quasi tutti i giorni, con l’acqua del condominio, infastidendo Zaffarana. Una propensione alla pulizia e all’ordine, che lo portava persino a dormire sul divano, per non disfare e sporcare il letto. O a lavarsi tutti i sabato in un albergo della zona. O, ancora, a non fumare in casa, sfogando il fumo nel pianerottolo al piano terra, altro elemento che infastidiva parecchio il muratore, al secondo piano. Una serie di affronti per Zaffarana, che aveva contribuito lui stesso, con il suo lavoro e il suo sudore, a costruire la palazzina. Ancora, Redaelli, che aveva vecchi e piccoli precedenti per droga, aveva creato nei suoi amici l’immagine di un personaggio molto attivo sull’aspetto relazionale, con molte frequentazioni. In realtà, rivelatasi una sua «maschera».

Per questo, comunque, inizialmente i carabinieri avevano analizzato le ipotesi del regolamento di conti per lo spaccio di droga (anche perchè la casa si trova a poche centinaia di metri dal Parco delle Groane), poi quella di eventuali dissidi sentimentali. Due piste che con il passare dei giorni e degli accertamenti sono andate sfumando, a favore dei litigi condominiali. Litigi che hanno visto scontrarsi solo i due «contendenti». Mentre altri vicini, invece, apprezzavano Redaelli (uno gli aveva regalato qualche giorno prima una bottiglia di vino, per Natale). Il carattere di Zaffarana non era molto per i compromessi, per la pazienza. Fedina penale pulita, ma personalità molto arcigna, dura. Piuttosto facile alla rabbia. Senza mezze misure. Non per niente, già un anno e mezzo fa si era sfogato contro il vicino, con una aggressione, che la vittima non aveva voluto denunciare, ma i vicini ricordavano bene. L’uomo è stato fermato mentre si recava a Varedo, di prima mattina, nel cantiere dove stava lavorando, per conto della sua ditta individuale. Un lavoro che inevitabilmente dovrà lasciare a metà, in attesa del responso della giustizia nei suoi confronti. Nella nuova casa di Limbiate i carabinieri hanno sequestrato sei coltelli. Una delle chiavi di volta per chiudere il cerchio delle indagini, come sempre più spesso accade, è stata l’analisi del cellulare della vittima. Questa volta non di chat e social network - che in molti casi si trasformano in scrigni di segreti più o meno inconfessabili - bensì delle semplici telefonate. Anche perchè Redaelli aveva un cellulare «vecchia maniera», senza perdersi in post, tweet o conversazioni pubbliche.

Appena trovato il telefono, i carabinieri hanno notato le 30 chiamate senza risposta. Erano gli amici che attendevano l’uomo per una cena, la sera del 23 dicembre, ma non lo hanno mai visto arrivare. Da qui, l’allarme fatto scattare. I militari non si cono limitati al cellulare ma hanno recuperato e analizzato il relativo tabulato. Dal quale sono emerse 31 chiamate non risposte. L’intuizione è stata quella di capire che una era stata quindi visualizzata, da Redaelli. In questo modo è stato possibile delineare con precisione la fascia oraria del delitto. Coincidente con l’analisi del medico legale sul cadavere accanto alla macchina, nel garage. Da qui le indagini hanno avuto una svolta, in positivo, con la ricostruzione di tutti gli altri movimenti del muratore.